"In ascolto dei giovani"



Di recente è ritornato alla ribalta il celebre detto focolarino "Tagliarsi la testa", grazie ad un geniale post di Gordon Urquhart nel suo blog "The Pope's Armada" 
https://popesarmada25.blogspot.com/2023/09/tagliati-la-testa-uno-slogan-essenziale.htmlfbclid=IwAR2WmOHNTHwmfE0KpPORz3voSOYXKYRosrvQFwV2X3pwEnec1C4fjjENNKE
Ne approfitto per buttarmi anch'io nella mischia, ovviamente da bambola-Tanya che vede sempre le cose dal suo punto di vista. 

Oggi parleremo di quando i giovani del Movimento, gen o, peggio che peggio, Giovani per un Mondo Unito,  ancora più disinibiti, non vogliono proprio saperne di tagliarsi la testa, si mettono per traverso e piantano delle contestazioni. 

"Tagliarsi la testa" è un'espressione che i popi preferiscono non utilizzare troppo con i gen, a meno che non abbiano bisogno che un certo lavoro venga svolto a tutti i costi da loro, e subito. Piuttosto faranno in modo di organizzare situazioni in cui, senza rendersene conto, i ragazzi si troveranno immersi in un flusso di attività "forti", "azioni" e "progetti", senza avere il tempo di utilizzare la materia grigia in modo critico. Il picco di adrenalina produce sempre piacevoli effetti di entusiasmo, che è il sale della vita gen; ma tutta quell'adrenalina in circolo può anche portare  all'isteria e al crollo emotivo, e allora, a volte, nel Movimento gen scoppiano conflitti tremendi per motivi puerili. Oppure i giovani sono perfettamente lucidi e ci vedono giusto: c'è qualcosa che non torna nei comportamenti degli adulti, si mettono a contestare di brutto anche i focolarini. Le cose si fanno difficili soprattutto se la protesta diventa bisex, andando a coinvolgere sia i maschi che le femmine, oltre le proverbiali separazioni tra "parte maschile" e " parte femminile"; e così è molto più difficile la discesa in campo di qualche "capozona ex machina", per mettere a tacere tutto con un lavoretto fatto bene. Le due parti non dialogano molto tra loro, e sembrano non capire che un intervento educativo, invece delle repressioni, potrebbe essere un'ottima occasione per iniziare a lavorare con strategie congiunte. 

Che dire, focolarini e focolarine? Questa gazzarra è proprio... "Un volto di Gesù Abbandonato" (e saranno contenti i giovani, sapendo a che tipo di gente è associato il nostro GA), ma è anche lo Spirito Santo che ci vuole dire qualcosa... (No, no, siamo noi che vogliamo dirvi qualcosa!)... Le nuove generazioni sono diverse dalle precedenti (Siamo proprio come voi, pretendiamo di essere trattati con lo stesso rispetto!)...  Ecco che spunta la fatidica frase: "Mettiamoci in ascolto dei giovani!"

Oh, finalmente! Un bell'incontro, con gli assistenti gen, i capofocolare, gente venuta dal Centro... Insomma, qualcuno che in veste di Esponente Ufficiale si siede lì, "aperto all'ascolto". Quella che diceva "finalmente" ero io, dannatissima, inguaribile ingenua; la stragrande maggioranza dei gen non si aspettava minimamente che le cose cambiassero, ma all'incontro si presentavano tutti, a partire da quel 75% abbondante che continuava a ripetere "Io non ho nemmeno capito che cosa stia succedendo", ovviamente con tono di disapprovazione verso chi aveva osato alzare la polvere. 

Non sto a farvela lunga: sia che fossero confronti accesi tra persone coinvolte in conflitti (quella che dovrebbe essere una vera "ora della verità", senza filtri e manipolazioni), sia che presentassimo delle pacate, motivatissime richieste di cambiamento; qualunque fosse la gamma di sentimenti che tiravamo fuori, gli Esponenti Ufficiali attaccavano il discorso con toni moralistici e sentenziosi, ma poi intervenivano progressivamente sempre di meno, soprattutto se scoprivano che eravamo insistenti e sapevamo ribattere. Non appena i toni si riscaldavano abbandonavano subito il ruolo di moderatori, lasciando che il gruppo andasse a ruota libera, e considerate che parliamo di persone non abituate alle discussioni, quindi capaci di tirare fuori all'improvviso un "peggio di sé" insospettabile. Presi per la stanchezza, si finiva per chiudere la seduta senza giungere a nessuna soluzione, e, soprattutto, gli Esponenti Ufficiali non si esprimevano mai chiaramente, concretamente sulla questione. "Questo è solo il primo assaggio!" dicevamo noi, che avevamo ancora una lunga lista di questioni da approfondire, e magari iniziavamo anche a prenderci gusto: si può discutere nel Movimento! Un Esponente Ufficiale annuiva e, addirittura, sentenziava: "Mi sembra che da oggi inizi un rapporto nuovo tra i gen e le gen, tra la prima e la seconda generazione, bla bla bla... Un modo nuovo di camminare insieme, più nella verità, eccetera, eccetera" E magari, prima di congedarci, chiedeva di recitare insieme "Il Patto", o qualche altra bella preghiera. 

E le cose morivano lì, non cambiava proprio niente. Io, piccola stupida Tanya, rimanevo delusa, soprattutto se scoprivo che la "moviola" dell'incontro veniva fatta nell'ombra, tra colloqui a quattr'occhi e voci anonime che giravano, senza continuare a dirsi le cose in faccia da persone mature. Se avevamo esposto una lista di problematiche da risolvere, Gli Esponenti Ufficiali erano rimasti ad annuire, in silenzio o quasi, congedandoci con l'impressione di un "vi faremo sapere". Poi erano andati di sicuro a fare rapporto dettagliato a qualcuno, che aveva dato le precise direttive: pollice verso. Tutti erano rimasti ancora più delusi di me, a cominciare dal 75% di gen che sosteneva di non saperne nulla; alla faccia del Patto, avevamo ancora meno voglia di prima di "dare la vita gli uni per gli altri". Adesso che sono uscita da certe dinamiche, e le vedo dall'esterno, posso capire perché.

Nessuno era arrivato lì con l'intenzione di mettersi "in ascolto dei giovani", nel senso di sentire che cosa avessero da dire e di prenderlo in considerazione. "Mettersi in ascolto" è la vecchia, immarcescibile tecnica focolarina del "farsi uno": mentre tu parli io "faccio il vuoto" dentro di me, ovvero non penso a come replicare; e fin qui tutto bene, è uno dei fondamenti della conversazione tra esseri umani. 

Ma il farsi uno dei focolarini è una forma di "love bombing", ovvero una strategia di adescamento: fare il vuoto significa che veramente c'è solo "vuoto", non c'è nulla da aggiungere, conta solo che la persona che sta parlando si senta amata, si senta "ascoltata". Nell'immaginario focolarino, un individuo che contesta è problematico, sta uscendo dalla retta via, la sua mente è ottenebrata se si permette di contestare "il Carisma"; quindi coccoliamo il suo ego, abbasserà le difese e si lascerà di nuovo prendere in braccio, come tutti i bambini. 

Nel caso specifico, poi, ci troviamo di fronte ad un gruppo di benintenzionati, quindi dovrebbe accadere qualcosa di "mistico": speriamo che si "crei Gesù in mezzo". Tutto questo amore farà discendere in qualche modo lo Spirito Santo, ad illuminare gli sciagurati giovani... E darà loro la sistemata, facendo capire che la Linea Ufficiale del Movimento è quella giusta. Oppure si dimenticheranno persino del motivo per cui si erano rivoltati, salteranno fuori nuovi obiettivi da realizzare nel futuro, e così il gruppo ricomincerà da capo ad entusiasmarsi. Se non accade una di queste due cose, l'incontro è un fallimento, non ci sono mezze misure. Stranamente, finisce male spesso e volentieri, ma allora la colpa è dei partecipanti, che non sono stati bravi e non hanno saputo generare Gesù in mezzo, e via di colpevolizzazioni. 

Noi eravamo la benedetta "nuova generazione" dell'Opera (metteteci seconda, o terza, quello che volete), non eravamo bambini e non ce ne importava nulla di sentirci amati nel senso di coccolati nel nostro ego; volevamo ottenere qualcosa per davvero, vivere meglio dentro il Movimento. Non avevamo bisogno di "sentirci capiti", avevamo capito benissimo una serie di cose, ed era questo che faceva paura. Molti di noi avevano in casa dei genitori che erano la copia di quegli Esponenti Ufficiali, e magari se ne andavano in giro ad Esporre Ufficialmente anche loro; conoscevamo benissimo i meccanismi, eppure, ogni volta, ci ricascavamo. Perché ho aperto questo blog? Perché ci sto ricascando ancora? 

Vorrei concludere con un pensiero agli assistenti gen. A volte li facevamo penare non per serie contestazioni, ma perché avevamo l'insana tentazione di prenderli  in giro. Anzi, a loro di solito volevamo bene, se non sapevano rendersi proprio odiosi, ma magari prendevamo in giro il Movimento, l'istituzione in cui eravamo allevati in cattività. Mi hanno raccontato che una volta dei gen, dei tipi piuttosto vivaci, durante una ricreazione si erano messi a fare la parodia del Collegamento CH. Riprodurre il telegiornale focolarino era una nostra grande passione, ma, conoscendo quei tipi, immagino come se la siano goduta nel rappresentare Chiara ed Eli come due anziane signore en travesti. Ad un certo punto, il focolarino loro responsabile, che era uno di quelli tutti d'un pezzo, aveva interrotto l'oscena recita, sbroccando in un modo che aveva colto di sorpresa e divertito i gen, per la sua veemenza: "Basta, smettetela! Questa è la mia vita!"

Ricordo che, la prima volta che ho sentito questo aneddoto, ho pensato: "E bravo popo. Hai fatto bene, hai saputo farti rispettare con i tuoi valori!" Oggi, invece, mi verrebbe da aggiungere: ok, amico, ma guarda che quella era anche la LORO vita; non ci avresti mai pensato, vero? Chiara ed Eli riguardavano anche quei ragazzi, volenti o nolenti, solo che, semplicemente, le guardavano da punti di vista molto diversi dal tuo. 

Immaginate come una persona così coinvolta intimamente, che invece di dire "Abbiate rispetto di Chiara ed Eli" dice "Abbiate rispetto di me, perché Chiara ed Eli sono la mia vita", possa avere il distacco emotivo ed intellettuale per "mettersi in ascolto dei giovani". 

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