Al di là della "leggenda", proviamo a "leggere" il fenomeno
Sfatiamo una leggenda metropolitana, anzi, mariapolitana sul Movimento: quella della “famiglia focolare” tutta unita, con i genitori popi,
focolarini sposati o volontari che siano, i figli piccoli gen 4 e gen 3, impegnati
a vivere l’Ideale in armonia; ma ecco che i figli crescono, entrando nell’adolescenza,
e allora lasciano il Movimento, per la disperazione dei genitori.
In realtà, le cose stanno così molto raramente. Innanzitutto, non
immaginereste quante volte è uno dei due adulti, invece, ad allontanarsi dal Movimento, prendendone in vario modo le distanze;
l’effetto è molto destabilizzante per la famiglia, anche se tende ad essere “assorbito”
tra le pareti di casa, e ne parleremo ancora. Per quanto riguarda i figli, se non
sono convinti dalla proposta dell'Ideale, lo si vede già dalla prima infanzia, quando i genitori
li scarrozzano su e giù agli incontri. Si capisce subito quale fratello “ci sta”
e quale invece non ne vuole sapere.
Va anche detto che i bambini sviluppano delle forme di imitazione degli
adulti, e quindi sono affascinati dai comportamenti che scoprono nel Movimento,
senza comprenderli realmente; è incredibile, in questo senso, l’ignoranza di
molti adulti, che si convincono di avere davanti dei “popetti” in miniatura, dei
piccoli santi. Gli altri, quelli né carne né pesce, iniziano ad amare gli
incontri perché trovano un gruppo di amici con cui giocare; l’assistente gen 4
è spesso un ragazzo/a giovane, oppure un adulto che sa essere simpatico e
coinvolgerli con doti da buon animatore. La parte dottrinale, la predicazione
dell’Ideale, rimane sempre un po’ indigesta, la sua funzione misteriosa: ma
perché ci radunate a fare questi discorsi? Il povero assistente si trova a
gestire delle pesti che volontariamente disturbano, fanno gli scherzetti,
oppure vanno appositamente fuori tema nei momenti della “comunione delle
esperienze” raccontando cose che, come hanno già imparato, suoneranno inaccettabili
e trasgressive. Arrivano i genitori a prelevare le creature, magari dopo avere partecipato in parallelo ad un altro incontro per gli adulti, li trovano impegnati a
tirarsi i cuscini nella taverna di qualche anima pia, che ha offerto la sede
per gli incontri, anzi, aveva; ed allora se escono nella classica frase che
istilla profondi sensi di colpa: “A cosa serve che veniate agli incontri, se
poi avete l'‘uomo vecchio’?” Ovvero, siete cattivi bambini?
Perché devono “servire” a qualcosa, gli incontri, pensano i bambini di
rimando; a loro piacciono perché l’assistente porta le caramelle, oppure perché,
mentre arriva qualche mamma focolarina a prelevare la sua prole, nessuno
sorveglia il resto del gruppo e possono combinare qualche guaio. Non è che non abbiano ascoltato, i bambini sono come le spugne, assorbono tutto; hanno capito che bisogna amare sempre, può anche darsi che qualche frase o qualche immagine li abbia impressionati così tanto da segnarli per tutta la vita, nel bene e nel male.
Nel suo libro Schiacciare l’anima. Gli abusi spirituali nella vita
religiosa, Padre Dysmas de Lassus afferma:
Andare fino in fondo. Non si potrebbe definire così il desiderio
profondo della vita religiosa? (…) Questo atteggiamento non porta alla
salvezza, ma piuttosto alla follia. La saggezza rischia di sembrare al giovane
infiammato troppo timorosa, troppo prudente, troppo umana. Se gli si presenta
un ideale, completo, assoluto, senza sfumature, il giovane potrà ben
entusiasmarsi e partire.
Questa descrizione del giovane religioso entusiasta corrisponde
perfettamente a molti genitori Foc., così com’erano quando Chiara ha proposto “un
ideale completo, assoluto, senza sfumature”. Ma non corrisponde ai figli: nessun
figlio riuscirà mai ad abbandonarsi completamente ad un “desiderio profondo
della vita religiosa”, alla meravigliosa storia di “Trento 1943”, che i genitori
propinano loro da sempre. Ci sarà sempre una piccola traccia di scetticismo, un
leggero accenno di critica: “Mamma, papà, ma ne siete proprio così sicuri? Non
vi sentite un po’ esagerati?” Ed è per questo che i bambini, nella visione di
Chiara, sono teneri ma anche creature problematiche, che creano una certa
destabilizzazione. Nessun altro leader religioso contemporaneo, quanto lei, ha pensato
di inquadrarli e catechizzarli, per conformarli all’organizzazione.
I genitori non soffrono perché il figlio adolescente non vuole più
fare il gen; soffrono perché è adolescente, punto e basta, cioè impegnativo da
gestire. Sfatiamo un’altra leggenda mariapolitana: la comunità del Movimento
non incoraggia affatto i ragazzi a rimanere gen a tutti i costi, perché i
contestatori, i critici, costituiscono un problema e vanno espulsi prima possibile.
A questo punto, allora, qualche genitore Foc. insorge, ed inizia a pregare il focolare
di tenere il figlio nelle fila dei gen, o comunque “di coinvolgerlo”, per paura che finisca su una cattiva strada: in realtà, sta cercando di
rivendicare il valore di suo figlio, inizia ad accorgersi che il Movimento svaluta
chi non è una pedina utile ai fini del suo gioco. A volte un genitore entra in
crisi con il Movimento più ancora del figlio in crisi: ma come, questa è la mia
creatura, che io ho educato con tanta fatica, sottraendole del tempo che ho
dedicato a voi, e voi la scartate così? Avete questa stima di lei… E di me,
dunque? Il Focolare, per tutta risposta, si irrigidisce ancor più nelle proprie
posizioni, con il rischio che l’adolescente, se non se ne va con le sue gambe,
inizi anche ad essere bullizzato nel gruppo.
Diciamoci la verità: se l’obiettivo di un movimento è di conquistare il mondo intero, e se la cosa inizia già a fallire con “gli iniziati”, ovvero i figli, che sono stati i destinatari della condivisione più stretta… Allora c’è qualcosa che non funziona! E quindi la delusione è palpabile, soprattutto se il figlio era molto bravo, molto convinto della vita gen, e poi lascia fornendo delle argomentazioni convincenti. Gli scapestrati, beh, quelli possono anche togliere il disturbo da subito.
La famiglia focolare non è e non sarà mai un focolare, e per fortuna. Come è emerso dalla storia di Chiara che stiamo raccontando con Marfisa (https://tanyaemarfisa293.blogspot.com/2023/09/cantare-di-chiara-follia-parte-ii.html), i bambini dei Foc non sono come il piccolo Gesù che abitava nella casetta di Loreto, e soprattutto non sono "Gesù in mezzo", generato dall'amore spirituale dei loro genitori. Se Chiara avesse visto profeticamente i suoi gen 4 che devastavano la casetta di Loreto, tirandosi i ceri, probabilmente l'avrebbe presa malissimo. Come se il problema fossero i bambini, e non gli angeli che volano da una parete all'altra, cantando canzoni. Mi diceva una persona, tempo fa: "Tutta questa ricerca del soprannaturale fa perdere la capacità di vivere una vita naturale."
La famiglia focolare, composta da persone impegnate a diversi gradi, o che hanno esaurito a diversi gradi la loro sopportazione, può essere una famiglia fantastica, ma può essere anche una famiglia molto fragile. Per quali motivi? Vale la pena di occuparsene ancora.
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