"Non è vero, professore!" - Parte prima

 

Quando un docente deve includere un ragazzo dei Focolari in una classe 

Fare il docente è un lavoro duro, e per giunta sottopagato. Immaginate quanto possa essere difficile quando vi trovate di fronte degli studenti che provengono da ambienti particolarmente estremi, come i movimenti ecclesiali. A parte gli scherzi, includere un ragazzo cresciuto in contesti che hanno a che fare con le derive settarie è  un compito davvero delicato, ma importante. Il primo giorno di scuola, questo genere di ragazzi si presenta con una certa aria trionfale, convinti di fare  un favore a tutto l'Istituto, elargendo il Verbo del fondatore del loro gruppo; già al secondo, purtroppo, scoprono che i loro compagni li trovano ridicoli, fuori dal mondo e presuntuosi. Un bravo docente, uno di quelli che ha la vera passione per l'insegnamento, capisce che è già un miracolo se i poveretti sono stati iscritti ad una scuola pubblica o paritaria, anziché subire forme di educazione più domestiche o "di regime". E quindi tenta, se non si riesce proprio ad includerli, per lo meno di gestirli.

Parlando del nostro Movimento dei Focolari, in principio fu lui, Girolamo Gaspari, insegnante di Filosofia di Silvia Lubich presso l'Istituto Magistrale Rosmini. La vera storia di Gaspari ci ha riservato delle sorprese quando, insieme a Marfisa, abbiamo letto la terza parte di "Scomponendo Chiara", "Manipolazione", che inizieremo a pubblicare a breve. Ma adesso voglio limitarmi a riportarne la versione classica, diventata un vero e proprio cult nel Movimento gen, una parabola ai livelli del figlio prodigo e del ricco epulone. "Non è vero, professore!". Di solito Chiara la presentava tranquillamente come un episodio della sua vita, ma in alcuni casi, come questo, ricorreva a dei falsi nomi. 

È di tempo fa, eppure appare di una incredibile attualità. Conosco infatti numerosi ragazzi e giovani che si comportano ora come agiva quella ragazza. Si chiamava Elvira. Frequentava le magistrali. Era povera. Solo una media alta le poteva assicurare il proseguimento degli studi. Possedeva una fede forte. Il suo professore di filosofia era ateo, cosicché non di rado mostrava le verità su Cristo e sulla Chiesa sfocate, se non deformate. Il cuore della ragazza bolliva. Non per sé, ma per l’amore a Dio, alla verità e alle sue compagne. Pur conscia che contraddicendo il professore avrebbe potuto avere un cattivo voto, ciò che sentiva dentro era più forte di lei. Alzava la mano in ogni occasione, domandava la parola: «Non è vero, professore». Forse qualche volta non avrà avuto tutti gli argomenti per controbattere le disquisizioni del professore, ma in quel «non è vero» c’era la sua fede, che è dono di verità e fa pensare. Le compagne, che l’amavano, cercavano di dissuaderla dai suoi interventi perché non le fossero dannosi. Ma non riuscivano. Passano alcuni mesi. È l’ora di distribuire la pagella. La ragazza la prende e trema. Poi un tuffo di gioia. Dieci! Il massimo voto. Aveva cercato innanzitutto che Dio e la sua verità regnassero e il resto era venuto in sovrappiù. (Parola di Vita del 5 agosto 2009)

Faccio notare che nel 2009 Chiara era già venuta a mancare, quindi questa Parola di Vita non è stata certamente scritta da lei nei primi tempi. Possibile che nel 2009 nessuno trovasse indecente continuare ad insinuare che i professori esprimono il proprio voto sulla base delle simpatie per gli alunni, e non come una valutazione oggettiva e condivisa da tutto il Consiglio di Classe? Come se fosse una cosa ovvia e normale, bell'insegnamento di fiducia, che diamo su Città Nuova... Quel professore era un ateo, cosa ci si può aspettare da un individuo del genere, che abbia dei valori? Che abbia una morale ed un'etica del lavoro anche lui? Forse sono i focolarini che, a parti invertite, si sarebbero comportati così?

La situazione, a conoscerla meglio (non voglio spoilerare), è ancora più comica perché, tra Silvia e il prof. Gaspari, era lui quello che si trovava come un agnello in mezzo ai lupi, dato che l'Istituto Rosmini era una scuola più che cattolica, e per di più in piena era fascista. Pare che Silvia non si sia mai agitata per gli indottrinamenti di regime che ogni giorno lei e le compagne subivano; d'altra parte erano talmente subdoli che difficilmente avrebbero potuto rendersene conto. Ma si agitava assai perché il professore parlava male di Dio e della Chiesa: qual era esattamente il contenuto di queste critiche? Non lo sapremo mai. Forse era uno di quelli che trasformano la docenza in uno show del loro ego, e vogliono imporre agli alunni le loro convinzioni a tutti i costi; ma non è piuttosto che, in una scuola bigotta e fascista, stava cercando di smuovere un certo spirito critico nelle alunne, portandole a vedere le cose da un'altra prospettiva? 

Ho visto, una volta, una foto di Gaspari con la classe: se ne stava in piedi, con la bacchetta sottobraccio (che tempi...), tra le due file interminabili di banchi; aveva messo la Lubich proprio in fondo, così la teneva tranquilla perché tanto, se era brava, anche stando laggiù non correva il rischio di distrarsi. Però si è fatto ritrarre proprio accanto a lei, e sembra guardare verso la camera con un'aria soddisfatta. Viene voglia di immaginare che, interrotto da Silvia che esclamava: "Non è vero, professore!" Abbia provato a chiederle di spiegare perché non era vero, e di controbattere. E' questo che deve interessare ad un vero professore, insegnare agli alunni a ragionare. Le compagne di Silvia erano delle pecorone, figuratevi se lui non preferiva una studentessa che in modo anche rozzo, un po' maldestro, esprimeva una sua idea. Ad avercene!

Verrebbe voglia anche di chiedersi due cose, tornando al testo della Parola di Vita: Gaspari e la sua filosofia sono liquidati come "il resto che è venuto in sovrappiù" perché era un anticlericale, o perché tutta la scuola, in generale, vale poco ed il successo formativo è un "sovrappiù"? E, soprattutto... Che genere di Regno di Dio avrebbe trovato Chiara? Le sue compagne si sono per caso convertite? No, lei si preoccupava per la loro fede, ma loro si preoccupavano molto più prosaicamente dei suoi voti, perché le volevano bene... Loro a lei! Alla fine, in questa storia le persone che hanno amato veramente sono state il professore e le compagne, ma... Lo avrete già capito, non voglio spoilerare.

E così il fenomeno Chiara, con la sua esplicita volontà di essere imitata dai gen, si propaga nelle scuole di tutto il mondo: a giudicare dalle esperienze che riempiono  i "giornalini gen", è tutto un proliferare di ragazzi e ragazze che alzano la mano ed esclamano "Non è vero, professore!" per difendere la Verità. Seguono conversioni di massa, compagni che prima ridono e poi tornano a confessarsi e ad andare a messa... Nelle storielle dei giornalini, ovviamente, dove accade tutto questo e molto di più, con i toni della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. 

Ho un professore che facendo lezione ci parla di certe sue strane idee e di teorie balorde dove confonde Dio con la materia. Credevo che mi bastasse rimanere fermo nelle mie idee per essere fedele a Gesù, ma quando questo professore disse che Gesù non è figlio di Dio, ma un uomo qualsiasi, allora non resistetti più e lo contraddissi apertamente. Egli si inquietò con me, soprattutto perché vedeva che i suoi ragionamenti non servivano a farmi cambiare idea. Minacciò perfino di punirmi severamente, ma poi in realtà non lo fece. Sono sicuro che se io non avrei avuto piena fiducia nel Dio che adoro, probabilmente avrei accettato la teoria sbagliata di quel professore e sarei andato contro il II comandamento. 

Immagino che il professore fosse Giordano Bruno in persona, che stava anticipando Steven Hawkins sulla teoria dell'Universo infinito ed in continua espansione; ma nemmeno lui avrebbe osato dire che Gesù era "un uomo qualsiasi", anziché la più grande rockstar di tutti i tempi. Ma che età hanno questi ragazzi? Ho trovato questa esperienza in un libriccino per... gen 3, che significherebbe bambini di età inferiore ai 16 anni!

Dando per presupposto che le storielle siano vere, almeno in parte, mi chiedo se davvero quei professori volessero punire i ragazzi per le loro idee, o se piuttosto volessero farlo perché interrompevano al momento sbagliato, non svolgevano l'esercizio richiesto, motivare il perché della loro protesta, ma diventavano intolleranti e aggressivi. Sospetto che i popetti tornassero a casa talmente accecati dalla loro ansia di "difendersi", da riportare in modo distorto l'episodio. E immaginate quanto è grande l'ansia di sentirsi responsabile delle anime dei propri compagni e, soprattutto, responsabile nei confronti di Chiara, il cui insegnamento non può essere messo in discussione in alcun modo. Questo groviglio emotivo può impedire al gen non solo di ascoltare quella singola lezione, ma persino di studiare quella disciplina, danneggiando il suo apprendimento. 

E poi c'era un altro filone: la gen che si rifiutava di svolgere attività didattiche "contro la purezza".

Nel collegio dove studio si stava preparando una passerella di moda ed io ero stata invitata a farne parte. Avevo già dato i soldi alla maestra perché lei comperasse il vestito. In quel periodo sono andata ad un incontro gen 3, in cui si è parlato della purezza, di andare contro corrente... Subito ho sentito forte dentro che se io avessi sfilato con quel vestito, senz'altro non avrei vissuto la purezza, perché era un vestito che Maria non avrebbe indossato. Non ho esitato: arrivando in collegio ho detto alla maestra che non avrei partecipato alla sfilata. Non è stato facile. Lei si è inquietata, non capiva il mio atteggiamento. Rischiavo di perdere la sua amicizia e quella delle mie compagne, ma era più forte il desiderio di andare contro-corrente conservandomi pura e non ho ceduto.

Mi inquieto anch'io, al pensiero che una ragazzina (ripeto, l'età gen 3 si aggirava introno ai 12-15 anni) si rifiuti di indossare un vestito per "conservarsi pura", termine che fa pensare a ben più gravi violazioni dell'integrità fisica. Che razza di vestito era? Non lo saprete mai, ma il fatto che lo abbia acquistato la professoressa di un collegio non vi fa pensare che potesse essere per lo meno accettabile? Quello che non capisce la gen è che non rischia di perdere l'amicizia della docente, rischia di perdere una parte dell'attività scolastica, ed è logico che le siano state fatte pressioni per partecipare alla sfilata. Se un'attività viene proposta a scuola, la devono fare tutti. In generale le esperienze finivano con gli eroici docenti, presumibilmente sfiniti, che si inventavano qualcosa per salvare capra e cavoli, e trovavano il modo di valutare lo stesso le ragazze. Convintissime, loro, di avere trionfato. 

Un giorno a scuola è venuto a supplire nell'ora di Italiano un nuovo professore. Questo professore però parlava male del matrimonio e anche di Dio. Io non ero d'accordo con lui, ma avevo paura di dirlo. Una mia amica mi aveva detto che neanche lei era d'accordo con il professore e allora abbiamo chiesto un aiuto a Gesù. In quel momento il professore si è accorto che io e la mia compagna stavamo parlando, e ci ha chiesto di che cosa. Io ho detto che non ero d'accordo su quello che diceva, perché il matrimonio è un sacramento fatto da Dio, e noi dobbiamo avere rispetto per le cose sacre. Il professore è rimasto in silenzio e mi ha ringraziata. Quello per me è stato il centuplo.

"... E quindi ora anche il nostro paese, adeguandosi alla modernità di uno stato laico, ha una legge che consente il divorzio... Ma voi, lì, la volete finire di chiacchierare? Che cosa c'è?"
"Professore, non sono d'accordo su quello che dice, perché il matrimonio è un sacramento fatto da Dio, e noi dobbiamo avere rispetto delle cose sacre."
"..... Ehm... Grazie, sì, adesso andiamo a pagina 32 e correggiamo gli esercizi..." 

Questi scontri tra studenti talebani e professori eresiarchi appartengono sempre più ad un mondo perduto, alla scuola che frequentavamo alla fine del secolo scorso. Nella società contemporanea la scuola è divenuta un calderone di "insegnamenti" frammentari, dove i ragazzi non alzano mai la mano per dire "Non è vero professore!", ma nemmeno "Non è falso"; come se non avessero nulla da condividere con l'adulto. D'altra parte il gen che si cimentava ad emulare ingenuamente Chiara, convinto di suscitare rispetto e conversioni, poteva andare incontro ad esperienze molto dure. Nel migliore dei casi i compagni manifestavano  il loro stupore, sentendo idee così estremiste, con modalità ruspanti e scarsamente diplomatiche; e già questo era uno shock, per ragazzi indottrinati dal mattino alla sera in un'atmosfera di melassa e di autocelebrazione. 
 
Ma poteva accadere anche di peggio: il gen è un soggetto a forte rischio di subire abusi, proprio per lo scollamento dalla realtà in cui vive. Abusi dai compagni bulli, ma soprattutto abusi dall'altro tipo di professore, quello "tossico", incapace di rispettare il pensiero dei suoi alunni, che calpesta l'intimità e mortifica le idee, facendo violenza mentale e verbale. Il professore abusivo potrebbe incitare la classe al bullismo verso "la piccola Chiara" di turno, o diventare lui stesso il bullo; e, per di più, questo comportamento rafforzerà la vittima nella sua chiusura, nella convinzione di avere ragione in modo assoluto, di essere martire. Di sicuro non c'è nulla da imparare, da persone così cattive! 

Con le quali, però, devi trascorrere nove mesi dell'anno. In quali condizioni? Forse la scuola non è un posto così facile, forse a scuola c'è altro da conquistare, oltre ad un dieci in pagella. Come reagirà, il gen? Ne parliamo in un altro post. 


 

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