25 novembre: contro il femminicidio (e riflessioni)

 

A Santa Scorese e a tutte le donne vittime di femminicidio


E morì da martire per aver commesso «l’errore» di preferire Dio alla follia del suo stalker. La storia di Santa ebbe eco mediatica da un capo all’altro dello Stivale, e nel 1998 venne aperta la causa che condurrà alla sua beatificazione. La testimonianza della martire raggiunse, tra i tanti Paesi, anche il Brasile. Lì, Chiara Lubich – fondatrice del movimento dei focolari – parlò di Santa come un modello da imitare: “Fino alla vita, fino a dare tutto… Non c’è altra misura”.  (Franca Maria Lorusso Luce e Vita del 20 novembre 2022 dal sito della Diocesi di Molfetta www.diocesimolfetta.it/luceevita/un-inno-alla-liberta-la-storia-di-santa-scorese/)  

Oggi è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, quindi parliamo dell'evento estremo: il femminicidio. Nel caso specifico ho voluto ricordare Santa Scorese, assassinata da Giuseppe Dimauro (e mettiamolo il suo nome, visto che ancora si rende protagonista delle cronache) il 15 marzo 1991. Oggi Santa avrebbe 56 anni.

Il motivo per cui ho scelto proprio lei, tra le tante, tantissime donne vittime della violenza, è che Santa è stata associata al Movimento Gen, una sua biografia è stata pubblicata da Città Nuova e Chiara Lubich, come avete letto, l'ha effettivamente esaltata con convinzione come "martire della purezza", sul modello di Maria Goretti. Non riesco a trovare la fonte, ma andando a memoria ricordo perfettamente il messaggio di un Collegamento CH in cui Chiara chiedeva di diffondere la sua storia come esempio per tutti i gen. Quando  afferma "fino alla vita, non c'è altra misura" non si riferisce al generico "dare la vita per il mondo unito", ma proprio al "dare la vita per salvare la purezza", un principio di cui era convintissima, come confermano numerosi interventi suoi precedenti a congressi gen. 

Maria Goretti (pubblico qui il link di Wikipedia per chi non si ricordasse bene la sua storia  https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Goretti) era un modello femminile assoluto ai tempi in cui Chiara Lubich e Igino Giordani sono stati educati, quindi non dobbiamo pensare che la responsabilità sia loro, se la consideravano il prototipo della "ragazza da imitare". Addirittura Giordani si è consacrato come primo focolarino sposato nella chiesa di Santa Maria Goretti a Roma: cosa c'entri  della gente sposata che si vuole consacrare a Dio, con una povera ragazzina vittima del "patriarcato" in tutti modi possibili e immaginabili (a partire dal fatto che la famiglia la lasciava da sola a badare ai fratellini), è un mistero che si spiega solo con una concezione della verginità primordiale, basata sulla fisicità materiale e non sul suo valore astratto, simbolico. 

Ma torniamo a Santa, perché è giusto dare spazio a lei. Stranamente, nelle ultime biografie e negli ultimi articoli di giornale il riferimento al Movimento dei Focolari è quasi sparito, e si parla di un suo coinvolgimento con altri gruppi cristiani. Non so perché. Ci tocca dare spazio anche all'assassino, perché Dimauro, come dicevo, si è distinto per affermazioni deliranti come "O mia o di nessuno, e nemmeno di Dio", "Se mi avesse pregato non l'avrei uccisa", "La Chiesa dovrebbe ringraziarmi, perché le ho dato una nuova Maria Goretti". E la tristissima ironia è che... un po' è vero, perché lui con queste provocazioni se l'è cavata con dieci anni di ospedale psichiatrico, non essendo ritenuto in grado di intendere e volere, ma la Chiesa ha realmente avviato un processo di beatificazione di Santa (che non è partito dalla famiglia, come leggerete negli articoli), sostenendo proprio la logica della "martire" e del "modello". Santa sarebbe martire "in odio della fede", come se quella nella testa di Dimauro possa essere considerata "la fede", e non gelosia paranoica per una sconosciuta, che lo aveva respinto. E' solo Dimauro che proietta nella religione i suoi pensieri malati, o lo fa buona parte dell'intero sistema?

Certo, va detto che si è cercato di allargare un po' il discorso, sia nel caso di Santa che di Maria Goretti, dimostrando che la loro vera santità era nella bontà, nell'impegno, nell'aver perdonato gli assassini... Ma questa categoria di ragazze rimane classificata nel calendario come "martiri della purezza" o "eroine della castità". E non ci sarebbe nulla di male, se non mi venissero in mente una serie di riflessioni. 

Le "martiri della purezza" sono un modello, per la più parte costruito a tavolino, di "come ci si dovrebbe comportare", che rimane sepolto nel nostro inconscio. 
Perché queste ragazze devono "aggiustare tutto", salvando se stesse e anche l'assassino dal peccato? "Fino a dare la vita": certo, suona bene, suona ad effetto scriverlo, ma la piccola Maria ha perso sul serio la sua vita, e al posto suo è rimasto "l'esempio", a beneficio di tutti fuorché di lei. E qui finiamo proprio nel mondo di Chiara Lubich, dove l'individuo non vale mai di per sé, ma solo se si toglie di mezzo, per dare spazio a degli "ideali". E questo che ideale è, esattamente? 

Non stupiamoci se, ancora oggi, quando avviene uno stupro, girano discorsi strani su quanto "virtuosa" fosse la vittima: com'era vestita, come si è posta rispetto all'aggressore... E se non gridava, se non si opponeva abbastanza in quei momenti?
Figuriamoci se, addirittura, la vittima era ubriaca o sotto l'effetto di stupefacenti. "Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti, non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo. Ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi.” Naturalmente nella cultura che ha formato Chiara Lubich la colpa è dell'ubriacatura e dell'essere "andata a ballare", invece di stare a casa a "difendere dei valori" (ma esattamente quali valori?); non dell'uomo stupratore, imbevuto di una cultura violenta e maschilista. 

Insomma, ricordiamoci da dove siamo partiti, di quanta strada abbiamo fatto nella consapevolezza femminile, ma di quanta ancora ne dobbiamo fare, per liberarci delle scorie di certi modelli. 
E proponiamo un esempio positivo: Rosa Maria Scorese, sorella di Santa, è da tempo attiva contro la violenza sulle donne, ed ha ribaltato con decisione la narrazione. Santa voleva vivere la sua vita, non aveva nessuna intenzione di diventare una martire, viveva per portare avanti il suo progetto di fede, realizzare le sue aspirazioni e diventare una missionaria. Se dobbiamo considerarla una martire, lo è di tutte le donne che chiedono aiuto, ma non lo ricevono. In quegli anni Novanta non esisteva in Italia il reato di stalking, per cui Santa e la sua famiglia si dovevano arrangiare a difendersi dalla persecuzione continua dell'aggressore. Persecuzione che non è finita, a confermare i livelli assurdi di questa storia.
Santa ha vissuto pienamente la sua vita, ha difeso fino all'ultimo se stessa, il valore della propria persona. E avrebbe continuato a farlo, se lo Stato avesse potuto fornirle gli strumenti per difendersi. 

Allego due articoli con cui potete documentarvi  sull'impegno di Rosa Maria, a cui esprimo tutta la mia ammirazione, per il coraggio e per il sostegno alle donne che necessitano di far sentire la loro voce. La loro vera voce. 

https://www.telebari.it/storie/134874-giulia-cecchettin-e-santa-scorese-parla-la-sorella-della-donna-uccisa-nel-1991-non-ci-siamo-mai-liberati-del-suo-assassino.html

https://www.santimedici.org/index.php?mod=news&m2id=&navId=&idp=587


Nel caso di Maria Goretti, vale la pena di ricordare un'altra cosa: il suo assassino non era uno stalker sconosciuto, ma un giovane che viveva accanto a lei, quasi uno della famiglia. E questo è un elemento che ricorre anche nelle altre tristi storie delle "martiri della purezza": l'aggressore è quasi sempre un uomo della cerchia famigliare. Come abbiamo già rilevato in altre occasioni, si proietta tutto nel soprannaturale, per non vedere l'umano, che è desolante, ma è ciò che veramente siamo.

Per chi è interessato alla questione delle "martiri della purezza" e a come vengono narrate le loro storie : qui un elenco, dove sono denominate "eroine della castità"
https://www.santiebeati.it/dettaglio/93490

                    

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