Educazione focolarina: Eros e Agape

 

Prof. Gaspari è tornato

 

Oggi farò un discorso di un certo tenore filosofico, quindi spero di non annoiarvi. Nel caso non leggete: non siete miei alunni, e non vi devo dare un voto. 
Mentre pensavo alla faccenda di Eros e Agape, e a come l'avrei spiegata a dei miei studenti, ho letto le ultime dichiarazioni di papa Francesco sul tema dell'amore:

Si badi bene: nel cristianesimo non c’è una condanna dell’istinto sessuale. Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità, la dimensione sessuale, la dimensione dell’amore, non è esente da pericoli, tanto che già San Paolo deve affrontare la questione nella prima Lettera ai Corinzi. Scrive così: “Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani”». Il rimprovero «dell’Apostolo riguarda proprio una gestione malsana della sessualità da parte di alcuni cristiani» (...) Questo “giardino” dove si moltiplicano meraviglie non è però al riparo del male. Esso viene deturpato dal demone della lussuria, e questo vizio è particolarmente odioso, almeno per due motivi». Innanzitutto perché «devasta le relazioni tra le persone. Per documentare una realtà del genere è sufficiente purtroppo la cronaca di tutti giorni. Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale – la castità è più che l’astinenza sessuale – bensì va connessa con la volontà di non possedere mai l’altro. Amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori. Amare è questo, e l’amore è bello. La lussuria, invece, si fa beffe di tutto questo: la lussuria depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza».

Istintivamente, mentre leggevo, ho pensato a Silvia. Sento molte persone lamentarsi del suo Movimento, per il livello di sessuofobia addirittura superiore alla media del cattolicesimo ortodosso. Conoscendola, credo di capire perché: nella cultura cattolica la sessuofobia, alla fin fine, è quasi una recita, perché il senso di colpa aumenta il gusto di fare le cose proibite, e quindi le rende ancora più interessanti. Una come Silvia non può tollerare un atteggiamento del genere: se una cosa è proibita non la si fa, punto. Non si rende conto di quanto la sua visione di Dio sia autoritaria. E poi, nulla dev'essere interessante, se non quello che propone lei; ma non può proporre la sessualità, non può assolutamente, nemmeno dopo questa (finta) apertura di Bergoglio. Essere una laica consacrata le ha dato molte possibilità di creare mondi nuovi, ma le ha precluso la possibilità di creare anche una nuova sessualità. 

Sono sicuro che, se Silvia fosse qui ora, direbbe di essere pienamente d'accordo con papa Francesco, e che lei e i focolarini riconoscono da sempre la bellezza della sessualità come dono di Dio. Non vi convince molto? Eppure Silvia ha un successo straordinario, per certi versi inspiegabile, proprio sul fronte dell'amore. "Amore" è la parola che compare di più nei suoi scritti, la parola che ripetono di più i suoi propagandisti; "Amore" è la scoperta dell'"Ideale", che cambia la vita di chi si imbatte in lei. 
C'è sempre qualcosa che non mi torna. Anzi, no: ho avuto un'illuminazione. 
"Silvia mette l'agape nell'eros, e l'eros nell'agape. In questo modo, incatena a sé un gran numero di persone." 
Come? Direte voi. Ma che cosa sono, innanzitutto? 

Partiamo dalla definizione di eros e agape. Qualche giorno fa è stato ricordato il primo anniversario della scomparsa di papa Benedetto XVI, che a questo tema ha dedicato l'enciclica Deus Charitas est , la prima del suo pontificato. "Deus Charitas est" significa "Dio è Amore", ricordiamocelo: Silvia direbbe che il papa parlava proprio del suo Ideale. 
Eros e Agape sono i due tipi di amore possibili. Di Eros Benedetto XVI scrive: 

All'amore tra uomo e donna, che non nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo s'impone all'essere umano, l'antica Grecia ha dato il nome di eros.

A dire la verità, qui il nostro esimio teologo e pontefice non la racconta tutta giusta - absit iniuria verbis, o finiremo in qualche video di Andrea Cionci. Eros non è solamente l'amore tra uomo e donna; è una forza travolgente, superiore alle nostre forze, è un dio che scaglia su di noi le sue frecce, che colpiscono qualunque essere vivente. Lo sanno bene i miei alunni, perché lo hanno imparato da... Pollon.

Nel cartone animato "Pollon" si vede chiaramente che Eros è un ragazzo maldestro che, quando tende il suo arco, finisce per far innamorare chiunque, del primo essere che gli capita a tiro:




"Prof, una volta Pollon ha adoperato l'arco di Eros, tirando a casaccio... Si sono innamorati persino dei maschi tra di loro!" "Addirittura!"


Insomma, Eros è l'energia vitale che pervade l'Universo e lo spinge a riprodursi. Non si può resistere alla sua irrefrenabile potenza; "al cuore non si comanda". 

Di Agape, invece, "Pollon" non parla esplicitamente, perché questa forma di amore è codificata per la prima volta dal Cristianesimo. Sentiamo ancora l'enciclica:

La messa in disparte della parola eros, insieme alla nuova visione dell'amore che si esprime attraverso la parola agape, denota indubbiamente nella novità del cristianesimo qualcosa di essenziale, proprio a riguardo della comprensione dell'amore.
In opposizione all'amore indeterminato e ancora in ricerca, questo vocabolo esprime l'esperienza dell'amore che diventa ora veramente scoperta dell'altro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l'amore diventa cura dell'altro e per l'altro. Non cerca più se stesso, l'immersione nell'ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell'amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca.

Insomma, Eros è l'istinto sessuale, ma il cristianesimo riesce a metterlo da parte: sul mercato religioso compare un nuovo prodotto, molto più competitivo. L'idea di vedere l'altro come una persona distinta da me, e di interessarmi a lui, esiste già nel mondo antico, ma l'Agape ha una nuova caratteristica: la rinuncia a se stessi, alla propria felicità, e la ricerca del sacrificio. Non possiamo stare bene tutt'e due nello stesso momento? A quanto pare no; perché uno goda, l'altro deve soffrire. 

Eros era pieno di limiti, Agape invece no, è il sentimento perfetto, non ha bisogno di correzioni. Agape è vivere per il bene dell’altro; ma siamo veramente sicuri di sapere che cosa fa bene ad un altro essere umano? E cercando la rinuncia, il sacrificio, diventiamo veramente più capaci di amare, o persino così ci riduciamo ad essere ancora più narcisisti?

Veniamo finalmente a Silvia. 

“Dio è amore." Quale gratitudine per Papa Benedetto XVI sin dall’annuncio del titolo della sua prima enciclica! 

Come immaginavo: è convinta che Joseph Ratzinger abbia scritto l'enciclica pensando a lei. 

Di bocca in bocca, avvalorato dalla testimonianza, l’annuncio “Dio è amore! Dio ti ama così come sei”, ha trasformato la vita di milioni di persone. Per noi è stata una luce – balenata nell’ora più buia della storia, il secondo conflitto mondiale – che ha illuminato tutto il Vangelo, facendoci scoprire che Gesù non aveva temuto di pronunciare la parola amore. Anzi capivamo che proprio l’amore è il cuore del Suo annuncio, e, sì, “la potenza creatrice primordiale che muove l’universo”, muove la nostra piccola storia personale, come la grande storia del mondo.

Insomma, avete capito bene? L'Amore che Chiara ha intercettato non è Agape, ma Eros. Incontrare il Movimento è un'esperienza erotica, che produce nel neofita un immenso piacere. "Di bocca in bocca" è un linguaggio denso di erotismo- sembra che anche gli scritti del '49 citino la "bocca", ed addirittura l'atto di baciare.
Gli incontri organizzati dai focolarini, da quelle che chiamano Mariapoli, fino alle riunioni dei piccoli gruppi nelle città, sono pieni di eros. Un eros, sia chiaro, assolutamente privo di contatti fisici- orrore, siamo focolarini, evitiamo persino di toccarci- ma sicuramente collegato ai sentimenti, non solo allo spirito. E' quello che i sociologi chiamano "love bombing", ma si va molto oltre: il piacere dello stare tra persone del Movimento, in  un clima di sorrisi e assenza di conflitti, diventa un vero e proprio attaccamento ai luoghi, alle persone. Non è amicizia, come vedremo dopo, non è neanche "familiarità", è un incontro di piacere molto specifico. 
Silvia è convinta che si tratti della presenza di Gesù in mezzo, che porta simili "effetti":

Un balzo di qualità della nostra anima, come se una rete l'avesse portata più in alto, e l'esperienza interiore, per la prima volta, di una pace unica, mai sperimentata (...) una luce che dava senso a tutto quanto ci riguardava, di una nuova volontà perseverante (...) di una gioia fresca, rara, zampillante. (...) Egli era presente quando lo abbiamo potuto sperimentare. (Chiara Lubich, intervento del 16 dicembre 1999 a Castelgandolfo).

Chi non farebbe la firma, per poter "sperimentare", appunto, un amore così? Ecco perché il Vangelo di Chiara si "vive", si "mette in pratica", e non si medita mai: è eros. L'eros ha sede nel cuore e nello stomaco, non nel cervello. Riflettere rovina il godimento.

Se l'eros è finito nelle relazioni della comunità cristiana (è questo che vorrebbero essere i focolarini), dov'è agape, che dei primi cristiani era la peculiare invenzione? 

L’icona umana dell’amore del rapporto tra eros e agape Chiara la vede soprattutto nella famiglia cristiana: “La famiglia non è che un ingranaggio, uno scrigno, un mistero d’amore: amore nuziale, materno, paterno, filiale, fraterno, amore della nonna per i nipoti, delle nipoti per il nonno, per le zie, per i cugini… Nient’altro costituisce, lega, fa essere la famiglia se non l’amore. E se la famiglia è fallita nel mondo, è perché è venuto meno l’amore. Dove l’amore si spegne, la famiglia si sfascia. Ecco allora perché le famiglie devono attingere là dov’è la sorgente dell’amore. È Dio Amore… Se Lui ha fatto la famiglia plasmandola con l’amore, Lui potrà risanare ancora la famiglia con l’amore”. (Città Nuova, Dio Amore nell'esperienza di Chiara Lubich, 6 giugno 2010

L'amore tra coniugi, tra genitori e figli, nonni e nipoti, ma anche l'amicizia tra pari, le passioni per i propri hobbies, per gli animali... Tutto ciò contiene un certo eros, perché amiamo chi e cosa ci piace, chi è entrato dentro di noi. E invece la famiglia, secondo la visione di Silvia, deve distaccarsi dalla naturalità del sentimento ed andare fuori, ad "attingere" alla sorgente dell'amore, puro spirito. Andrà a finire che tutto sarà all'insegna della rinuncia e del distacco, della morte dell'uno per la felicità dell'altro. E non parliamo del fatto che tutti gli amori si equivalgono: come se si dovesse trattare chiunque, persino il proprio partner, come un "fratello" della comunità. 

E coloro che hanno seguito Chiara nel focolare, ovvero hanno scelto di vivere in comunità con altri laici consacrati? Probabilmente si aspettavano di trovare una "sorgente dell'amore" altrettanto viva, una famiglia; come mai denunciano sempre più spesso che la vita di focolare è un inferno, o comunque una grande delusione? 

"Vivendo con Gesù in mezzo in focolare nasce la famiglia. Però, soprattutto dopo un po' di tempo, c'è il pericolo che si cada nell'umano, nella familiarità, non in senso cattivo; umano, insomma. Quali sono, secondo te, i suggerimenti che ci dai per far crescere la famiglia e evitare, anzi togliere, anche quel poco di familiarità che ci può essere? 

Silvia raduna i suoi focolarini e risponde alle loro domande. Si può capire come siano preoccupati di tenersi alla larga dall'eros, ma sembrerebbe, dallo strano discorso che fa questo interlocutore, che persino l'agape vada accuratamente riveduta e corretta. La "familiarità", ovvero la naturalezza di vivere gomito a gomito con un altro, conoscendo le sue idiosincrasie, è una "caduta"... Da quale altezza? Il focolarino pensava, inconsciamente, che disfarsi dell'eros fosse sufficiente per librarsi nel cielo e divenire degli angeli? L'umano non è più la sua dimensione naturale, quindi non riesce a ritrovare in sé né l'agape, né l'eros. 

Anche l'agape, a quanto pare, tradisce le aspettative. Anzi, forse può fare persino più male, se non è ben vissuta. L'unica che non tradisce mai è Silvia: lei si presenta al convegno di focolarini avvolta da una nuvola di Eros, verginizzato, ma irresistibile.

Silvia è Prometeo, ha rubato la scintilla divina per equiparare gli uomini al Creatore? Oppure, semplicemente, si è fabbricata un buon arco ed ha imparato a scagliare bene le sue frecce? Di sicuro, ha fatto strage di cuori, ed era il suo sogno. 

La prossima volta parleremo di verginità. 

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