Uomini e donne: parte prima- I comuni mortali

 

Le immagini di questo post sono tratte da "Uomini e donne", una trasmissione in onda su Canale 5 dal 1996. Tutti i diritti sono loro


(...) La moda unisex. Questa moda vuol anche dimostrare l’uguaglianza, la parità fra i sessi, e questo va bene. Però c’è un sottofondo che non va in questa moda; c’è un voler confondere i sessi, una mescolanza che può voler dire qualcosa di assolutamente negativo. A questo bisogna andare contro. La Madonna era veramente il sesso femminile: era la donna. A considerarla in questa prospettiva e non più, come abbiamo fatto precedentemente, sintesi e tipo di umanità ma come donna, ci si accorge che non ha fatto confusione nel suo essere tale. In lei vengono in luce tutte le caratteristiche della femminilità: è proprio la donna che serve Dio con le sue doti specifiche, non volendo far la parte di un altro, ma facendo la sua piena, completa(Chiara Lubich, "Maria umanità realizzata", appunti per un discorso al VI congresso internazionale dei Gen2, luglio 1973)

Dobbiamo ringraziare Chiara Lubich per questo ennesimo frammento di un tempo antico, che ci riporta una testimonianza molto interessante. Molto prima che si iniziasse a parlare della cosiddetta "teoria del gender", nella Chiesa esisteva già una battaglia del tutto affine contro "la moda unisex", in voga negli anni Settanta. E' la Chiesa che ha bisogno di creare il nemico e di alimentarne lo spauracchio; nemmeno Chiara stessa è particolarmente preoccupata dal fenomeno, come vedremo nella seconda parte di questo post, dato che la sua Maria, ergendosi a modello, è assolutamente unisex, per quanto lei si affanni a correggere il tiro affermando "era la donna". Chiara come al solito interpreta tutto a modo proprio: la preoccupa la "mescolanza" dei sessi, un termine improprio, dato che i sessi sono solamente due, e che fa pensare alla sua consueta ossessione per la "fusione per annullamento". La Chiesa, invece, disapprova soprattutto l'idea della transessualità, ovvero il fatto che un individuo possa decidere di passare da un sesso all'altro, disobbedendo al volere di Dio che l'ha creato in un dato modo; è un'autodeterminazione altissima, che sfugge a qualunque controllo.  In fondo la Chiesa teme una società in cui l'uomo e la donna siano uguali e intercambiabili, capaci di ricoprire alla stessa maniera QUALUNQUE RUOLO (e chi ha orecchie per intendere intenda), e per questo si prodiga a rimarcarne in ogni modo le differenze. Differenze inventate, frutto di condizionamenti culturali? Ovviamente no, assolutamente positive e di origine divina. 
In questo post non ci occuperemo della nefanda “teoria gender”, che un po’ come il mostro di Loch Ness è avvistata da tanti, ma ritenuta da tanti altri una leggenda metropolitana. Non metteremo in discussione il fatto che esistano delle differenze tra uomo e donna, anche se noto, da parte dei cattolici, fin troppa insistenza nel rimarcarle, quando lo spirito cristiano dovrebbe portare ad unire. 
L’importante, però, è che queste differenze tanto sbandierate non siano anche un po’ sceme. E dannose per la società civile, che ha bisogno di superare il cosiddetto gender gap, non di allargarlo. 


Uomini e donne per il Movimento dei Focolari

Le differenze tra uomo e donna? Roba da comuni mortali, quelli che proprio non ce la fanno e quindi non riescono ad essere vergini. Ho scritto proprio "essere", non "rimanere"; Super Vergini, come già sappiamo. Le differenze tra uomo e donna sono imprescindibili, ma riguardano di fatto le coppie sposate, quelle viste sempre con un'ombra di sospetto e di svalutazione.


"Una produzione letteraria, stampa, giornali, riviste, proprio per tutti i problemi matrimoniali": tutto in funzione del movimento Famiglie Nuove, il grande bacino in cui far confluire le famiglie che entrano in contatto con i Focolari. L'educazione sessuale ed il "gender" sono questioni per coppie di fidanzati e sposati, e così Città Nuova si prodiga a pubblicare, ciclicamente, collane di libri sull'argomento, o di inserti alla rivista, nei quali dare voce ai (sedicenti) esperti del Movimento. Pronti a fornire la versione "illuminata" e, naturalmente, "nuova" del problema. 
In realtà, come abbiamo già visto, nelle tematiche inerenti alla sessualità Chiara non è particolarmente innovativa, anzi; si direbbe più che altro interessata a presentare alla Chiesa un esercito di fedelissimi, da lei conquistati, pronti a seguire anche gli insegnamenti più arcaici, in risposta alla rivoluzione sessuale del '68. E così gli esperti si prodigano a tradurre i suoi arditi deliri in terminologie più accettabili, compatibili con gli studi scientifici; ma, di fatto, rimangono incollati ai suoi discorsi, alle sue prescrizioni, senza osare scostarsi di un millimetro.

… In definitiva, la sessualità è ciò che rende l’uomo uomo, con il suo particolare modo di agire, di ragionare, di amare, e la donna donna, con quel suo modo caratteristico di amare, di agire, di soffrire. (Gabriella Bruno, Giovani e sesso, in Ekklesia, luglio-agosto 1971)

E incominciamo da Peppuccio: è lui, Giuseppe Maria Zanghì, a curare l'edizione di questa "rivista", che in realtà ha il formato di un libro, e che risente in ogni parte del suo indubbio zampino. Di questo articolo su "Giovani e sesso" parleremo ampiamente in futuro, ma per ora concentriamoci sulla definizione di uomo e donna. La sessualità, a quanto pare, serve a far scoprire loro quanto sono diversi, anziché ad unirli. 
Interessante notare l’elenco: l’uomo prima agisce e poi ragiona (ah, ah, ah, qui è realistico...), ma per la donna il verbo “ragionare” non è nemmeno previsto. In compenso al primo posto per lei c'è “amare” (si sa che la donna è mamma, ama sempre), e si va ad aggiungere “soffrire”. Le donne sono caratterizzate dal modo in cui soffrono? Assolutamente sì! Inizialmente ho pensato che si trattasse del solito omaggio a Chiara Lubich, per la sua speciale devozione a Gesù Abbandonato, ma andando avanti nella stesura di questo post ho fatto altre scoperte. Probabilmente la capacità di soffrire, in casa cattolica, è legata… Al “Tu partorirai con dolore” della Genesi, quando Dio caccia l’uomo e la donna trasgressori, promettendo all'uno il lavoro e all'altra la sofferenza fisica. Immaginate come ci sono rimasti, in certi ambienti, quando le donne hanno iniziato a chiedere regolarmente l’epidurale ed altre tecniche per soffrire di meno, o per nulla, durante il parto. State disobbedendo a Dio, che vi aveva detto di soffrire!

Il mondo precristiano ieri e il mondo non cristiano oggi sta sfasciando la dignità della donna, cuore della casa, poesia della famiglia. La religione invece non finisce di ricollocarla nella sua dignità. E papi, come Pio XII e Paolo VI, ripetono la poesia della verginità e della maternità della donna cristiana. Pio XII la definì "Capolavoro della creazione"; Paolo VI (...) "Per noi la donna è la visione di verginale purezza, che restaura i sentimenti affettivi e morali più alti del cuore umano; per noi l'apparizione, nella solitudine dell'uomo, della sua compagna, che sa le dedizioni supreme dell'amore, le risorse della collaborazione e dell'assistenza, la fortezza della fedeltà e dell'operosità, l'eroismo abituale del sacrificio; per noi è la madre- inchiniamoci- la fonte misteriosa della vita umana dove la natura riceve ancora il soffio di Dio..." (Igino Giordani, La famiglia comunità d'amore, Città Nuova 1973). 

Se volevate fare delle ricerche, vi risparmio la fatica: questa idea della donna è esattamente quella dell'ideologia fascista, che Giordani ripropone ai lettori di Città Nuova nel 1973. Con la differenza che Benito Mussolini si ispirava "al mondo precristiano", ovvero copiava dai Romani la presunta religione civile di "Dio, patria e famiglia", mentre a Giordani non va bene nemmeno quello: né i precristiani, né i non cristiani contemporanei, insomma, gli unici degni di stare al mondo e fare famiglia sono lui e coloro che lo circondano nella cattolicità. 
Per quanto riguarda i due papi, apprezziamo il vecchio trucco: per non parificare la donna all'uomo, mettiamoci a dire che è infinitamente superiore a lui, inarrivabile, poetica, sublime, divina... Una donna non si tocca nemmeno con un fiore, quindi non mettiamola a fare attività volgari, come guidare la Chiesa. Poesia, mistero, ma poi le donne chiedono di divorziare o abortire, perché giustamente c'è ben poco di poetico, per loro, nella difficilissima condizione femminile, così come sarebbero anche stufe dell' "eroismo abituale del sacrificio", offerto sempre aggratis, ed allora il sistema va in tilt. 

Avere pari valore, però, non cancella le differenze che sono, invece, il dono grande che ci si può reciprocamente fare, la ricchezza che nasce dall’unità(…) Diversi, quindi, sono non solo il fisico, la forza, l’emotività, ma anche la resistenza al dolore, i sogni per il futuro, il tipo di ragionamento, i criteri con cui si prendono le decisioni… E’ nell’unità fra i diversi modi che si esprime pienamente la bellezza della persona. Ad esempio: l’uomo può mettere a servizio la maggior forza fisica (chi ce l’ha), ma ha bisogno della maggior resistenza al dolore e alla tensione che è propria della donna. Oppure, il modo migliore per prendere buone decisioni metterà insieme la fermezza dell’uomo (che pensa, valuta e poi non cambia idea, neanche quando ha torto) e la dinamicità della donna (che intuisce, si adatta ai continui cambiamenti, ma a volte senza riuscire a fermarsi). (Francesco Châtel, Creati in dono. Crescere in armonia con se stessi e con gli altri, Città Nuova 2003)

E’ un raro caso di pubblicazione rivolta non alle coppie, ma ai giovani del Movimento Gen, di cui l’autore era responsabile, nella cittadella di Loppiano. Châtel, psicologo, dedica alla diversità tra uomo e donna il penultimo capitolo di una lunga trattazione, in cui ha raccolto una serie di domande poste dai gen agli incontri; in teoria dovrebbe essere la premessa, il punto di partenza da cui si sviluppa il discorso sull’essere “creati in dono”. No, pur parlando di relazioni e sessualità, per tre quarti del libro Chatel si occupa di tutt'altro: solamente dopo avere trascorso l’intera adolescenza e giovinezza a pensare agli incontri, viene il tempo in cui il gen deve intraprendere una delle vocazioni nell’Opera, e così scopre, all’improvviso, come essere un vero uomo o una vera donna. Diversità fondamentale per il matrimonio, ma ancor più per la verginità focolarina, di cui parleremo nella seconda parte.
Nei frasi che ho riportato, ecco che si spalanca l’universo delle caratteristiche, e ce ne sono delle più creative. Si ribadisce che l’uomo “pensa e valuta”, mentre la donna “intuisce”: insomma, è una bestiolina, un essere dalla sola intelligenza sensitiva, mentre l’intelletto razionale è prerogativa del maschio. L’uomo non cambia mai idea? La donna si adatta ai cambiamenti? Ma quanti uomini e quante donne conoscete, che si comportano all'esatto contrario?  E perché uomini e donne devono per forza avere sogni diversi per il futuro? Ma, soprattutto, cosa significa che la donna “non riesce a fermarsi”? Eppure, oltre al solito abbonamento a soffrire, ha anche maggior resistenza alla “tensione”: ma non erano le donne, quelle sull’orlo di una crisi di nervi?
Buona parte di questi discorsi, oltre che assurda, è anche pericolosa: insistere sull’emotività della donna apre la strada alla questione dei periodi di “isteria” femminili, che precludono addirittura a certi mestieri (https://www.filodiritto.com/la-giudice-sessantanni-dallammissione-delle-donne-magistratura) Questione che si spererebbe essere superata. 

Uomini e donne discutono perché è ogni tanto è normale discutere... Eh no! Discutono perché non sanno accettare le loro diversità!

Maria e Raimondo Scotto, Uomo e donna, 2011

Igino Giordani sperava, probabilmente, di porsi alla guida dei focolarini sposati, e invece no: Chiara sceglie sempre una coppia, come sarà il caso di Annamaria e Danilo Zanzucchi, di Mariadele e Pino Quartana e poi di Maria e Raimondo Scotto. I quali, però, hanno lo specifico di essere due esperti, quelle famose persone che nel Movimento si esprimono a nome di tutti su una data materia, e alle quali ci si affida per trovare le risposte alle questioni di etica. Gli Scotto, come anche gli Zanzucchi e i Quartana, pubblicano una serie di libelli allegati a Città Nuova, nei quali si descrivono così: 

"... Sono sposati da 36 anni e hanno tre figlie. Raimondo è medico, Maria psicopedagogista. Sono impegnati, fin da quando si sono sposati, nel Movimento Famiglie Nuove, per sostenere e accompagnare tante coppie nel loro cammino a due. Lungo il corso di questi anni hanno approfondito il tema della sessualità, per cui sono stati invitati come relatori a convegni nazionali e internazionali, maturando una grande esperienza al riguardo, a contatto con le molteplici problematiche sessuali dei diversi Paesi del mondo, anche attraverso colloqui e corrispondenza con tanti giovani e fidanzati, Da più di 7 anni sono membri della Segreteria Internazionale del Movimento Famiglie Nuove." 

Come accade spesso, gli "esperti" del Movimento si specializzano nel corso della loro militanza, e la loro esperienza matura soprattutto all'interno dello stesso Movimento. Sembrerebbe, da varie testimonianze, che fosse Chiara, in genere, a chiedere a persone di sua fiducia di diventare "esperti" di una materia, e non che andasse a cercare degli esperti tra persone già competenti. Traetene voi le conclusioni.
Ma veniamo al contenuto di "Uomo e donna", che appartiene alla collana "Passaparola Famiglia". Uomini o donne si nasce o si diventa? Ovvero: è solo biologia o pesa il condizionamento dell'educazione ricevuta? Gli Scotto, per loro esplicita affermazione, si mantengono aperti a tutte le teorie, e vogliono soprattutto elargire consigli per non litigare e convivere superando le differenze. Sì, evidentemente il Movimento Famiglie Nuove soffre perché le diversità tra maschio e femmina  portano ad una spiacevole disunità, e non piuttosto perché è pieno di narcisisti da prendere a badilate, indipendentemente dal sesso di appartenenza. Ma ecco che, per enunciare le possibili fonti della conflittualità, andiamo ad approfondire quali siano queste differenze, e se ne vedono di nuovo delle belle. 

Come prima cosa dobbiamo dire che il cervello maschile è più grande di quello femminile (circa il 10% in più). Ciò non significa che esso abbia una maggiore efficienza rispetto a quello femminile, ma solo una diversa funzionalità; sembra anzi che nel cervello femminile ci siano connessioni più veloci tra i due emisferi. Inoltre, nella donna è stata riscontrata una maggiore specializzazione dell’emisfero destro, nell’uomo di quello sinistro: questo spiegherebbe la maggiore propensione della donna a sviluppare di più la sensibilità in generale, l’interiorità e l’intuizione e la maggiore propensione dell’uomo a sviluppare maggiormente la sfera logico-razionale e l’orientamento spazio-temporale.

Io la sapevo con i mancini, quella dell'emisfero destro; in ogni caso, l’intelligenza non dipende di sicuro dalla dimensione del cervello (l'uomo di Neanderthal, per dire, aveva una capacità cranica superiore alla nostra, ma si è estinto). Però intanto gli Scotto ce lo hanno suggerito.

L’intelligenza femminile nella maggior parte dei casi è più intuitiva rispetto a quella maschile (…) L’intelligenza dell’uomo, invece, è più analitica e astratta.

E le scuole che perdono tempo a promuovere le cosiddette materie stem tra le ragazze! Ragazze capre in matematica, andrebbero bene per accogliere l’uomo alla sera, stanco e imbronciato, e leggere nella sua mente per dipanare i suoi faticosi pensieri…

Per l’uomo generalmente la relazione non è al centro dei suoi interessi, mentre per la donna è una realtà fondamentale.

“La relazione” non interessa all’uomo? Ma se è un “animale politico”! Lo dice Aristotele, e in Grecia la dimensione sociale era esclusivamente degli uomini. Quello che gli Scotto intendono per “relazione” è il mantenimento dei rapporti amichevoli; le donne sono ammaestrate fin da piccole a compiacere il prossimo. Possibilmente a coccolare l’uomo.

Generalmente la donna è più emotiva rispetto all’uomo. A parte il contributo ormonale, a cui abbiamo accennato, forse questo è dovuto anche ad una diversa capacità di memorizzare. Il cervello femminile, infatti, memorizza meglio di quello di un uomo gli eventi emotivi, fin nei minimi dettagli. Per esempio, una moglie ricorda ogni particolare di un litigio con il marito; che giorno era, dove si trovavano. Il marito invece ricorderà solo che la moglie gli rinfaccia di continuo il litigio. Ma ciò non indica scarsa sensibilità, solo che il cervello maschile non è predisposto a ricordare i dettagli degli eventi emotivi.

Esistono "eventi emotivi" ed "eventi non emotivi"? Non siamo forse emotivi in ogni fase della nostra vita? Nella cultura focolarina l'emotività non è importante, anzi, è addirittura riprovevole, quindi l'uomo tenta in tutti i modi di negarla e di rimuovere dalla memoria gli episodi di cedimento; la donna, essendo colei che nel Movimento ha maggiori responsabilità, può permettersi di farlo molto meno. E non ci riuscirebbe neanche volendolo: il riferimento al “contributo ormonale” torna alla  solita questione delle donne sfasate e instabili. Interessante che l'esempio riguardi un litigio, il momento di "disunità" per eccellenza, il peggiore, perché veicolato dalla parola e dal ragionamento. Se la donna ricorda i dettagli, passa per quella vendicativa, frustrata, meschina, insomma, quella che non vive l'imposizione dell'Ideale di "dimenticare" e vivere nel solo presente. 

L’affettività: per la donna è un aspetto indispensabile della vita di relazione. Ella ama i piccoli gesti di affetto, le piccole attenzioni, la delicatezza e la tenerezza dell’uomo: un fiore, un piccolo dono, una parola gentile, talvolta valgono molto di più di tante altre cose più costose e impegnative. Per l’uomo, al contrario, queste esigenze possono apparire superflue: che senso ha, per esempio, dire spesso “ti amo”, quando egli dimostra il suo amore con fatti più importanti e concreti?

Qui si incomincia a scendere in un terreno talmente soggettivo che viene da pensare che Scotto si ispiri semplicemente a se stesso e ai suoi compagni di focolare; l’uomo focolarino è spilorcio e non spende di certo per comprare i fiori, dato che deve tenere da parte i soldi per andare ai congressi. Inoltre si dimentica di sicuro le date dei compleanni, impegnato com’è mentalmente dai vari anniversari di Chiara Lubich (8 dicembre, 11 agosto, 22 gennaio…). In realtà nemmeno la donna focolarina si distingue particolarmente per delicatezza e tenerezza; il fiore e il piccolo dono non avrebbero posto in focolare, dove il minimal spettrale dell'"azzurro" prevede l'assenza di fronzoli e di qualunque elemento che faccia disordine (non ci sono fiori nemmeno sulla tomba di Chiara Lubich, in compenso ce ne sono sempre sui palchi degli incontri), regalarli è già un'ardita iniziativa di "intimità di coppia". Ma quali sono questi fatti “più importanti e concreti” che farebbe l’uomo rispetto alla donna? A leggere questi saggi, è lei quella impegnata a pulire la casa, allevare i figli e via dicendo. Più importante di così...

Per l’uomo, a differenza della donna, il rapporto sessuale è spesso cercato prevalentemente per il piacere che provoca o per una verifica della propria virilità. La donna, invece, essendo più attenta alla qualità della relazione, è più portata a non ridurre l’attività sessuale al rapporto genitale in senso stretto (…) l’uomo può aiutare la donna a valorizzare la corporeità, al dono di sé anche attraverso l’attività fisica che, per una serie di motivi, non sempre le viene spontaneo.

Le donne sono tutte negate per il sesso, frigide e bisognose della guida dell’uomo? Pare sia così nel Movimento, e davvero non sto scherzando. Alla donna focolarina il sesso fa schifo, e se avete letto certi post di questo blog non sarà difficile capire perché. Venendo invece al mondo reale, pensate che nel Decameron Boccaccio afferma più volte che sono le donne ad avere “sempre in mente quella cosa”, pregiudizio che oggi si rivolge agli uomini. Per dire come la mentalità cambi con il tempo. Certo che, letta con la sensibilità di oggi, un uomo che incita la donna al "dono di sé" che non le viene spontaneo, suona piuttosto inquietante.

All’improvviso, nel libello compare questo paragrafo: chi si permette di dare un simile consiglio? Non ci sono citazioni di studi scientifici, pare che sia uscito fuori proprio da loro, gli Scotto.

UN CONSIGLIO ALLE DONNE
Le frasi di un uomo sono generalmente brevi e ben strutturate. Di solito l’esordio è limpido, l’argomento ben specificato, la conclusione lineare. Le donne, invece, usano le parole come se lanciassero in aria 3 o 4 palline con grande destrezza e spesso sconcertano e disorientano. Per parlare con un uomo bisognerebbe usare la stessa metodologia. Se parlate di più argomenti, create solo confusione. Esponete un’idea o un argomento per volta. Ne guadagnerete con chiarezza e forse potreste anche essere più persuasive!

Gli uomini tutti figli di Giulio Cesare e del suo stile atticista, “Veni, vidi, vici”. Le donne, invece, ciceroniane e barocche, aprono subordinate… Ma stanno parlando seriamente? 

Tipicamente femminile sarebbe anche la tendenza a porre all’altro, durante una conversazione, delle domande personali, che l’uomo facilmente considera come intrusione della sua sfera privata.

Insomma, la donna potrebbe fare la poliziotta, la psicologa, la sacerdotessa confessora… Aprite alle donne prete, rovescerebbero i peccatori come calzini! Gli uomini, invece, sembrano avere svariate cose da nascondere. 

La dimensione etica: l’uomo in genere si lascia guidare da principi di carattere generale, mentre la donna si lascia coinvolgere dal caso umano, individuale, che per lei è al di sopra dei principi generali. Che è come dire che, di fronte ad un povero, l’uomo è più portato a trovargli un lavoro o a insegnargli a lavorare, la donna a risolvere il suo problema immediato dandogli subito qualcosa da mangiare.

Questa la giustifichiamo solo pensando che Scotto voglia a sua volta giustificare Chiara Lubich, la quale distribuiva scarpe numero 42 ai poveri di Trento, ma non è mai stata in grado di organizzare decentemente l’attività sociale del Movimento. In sostanza, viene detto che l'uomo è l'unico a comprendere veramente l'etica, che consiste proprio nel ricondurre le proprie esperienze a principi astratti e generali, al di sopra della contingenza del momento. La donna non ci arriva... Diciamo che una certa propensione all'amoralità è, in effetti, riscontrabile non nelle donne in generale, ma nella cara leader e nelle sue emule in particolare. 

L’uomo e la donna possiedono anche un diverso modo di porsi nello spazio. Erikson riferisce in proposito una sua esperienza molto interessante, secondo la quale i bambini nei loro giochi tendono a costruire torri e campanili (strutture atte a penetrare lo spazio), mentre le bambine tendono a costruire interni di abitati (strutture che circoscrivono lo spazio). Da questo diverso modo di porsi scaturirebbero da un lato il penetrare del mondo, l’estrinsecarsi e il trasformare maschile; dall’altro l’accoglienza femminile, il custodire la vita, il penetrare nell’intimità delle cose.

Mi ricordo che, quando i miei genitori giocavano a carte, io le mie sorelle amavamo il momento in cui si stancavano e si mettevano a costruire le torri, appoggiandole le une alle altre e formando più piani. Cercavamo di farlo anche noi, a dispetto della nostra appartenenza al sesso femminile. Poca propensione a rimanere chiuse in casa?

E attenzione: è a questo punto della lettura che ho scoperto di essere un uomo.

Alberoni, nel suo libro “Ti amo”, parla del diverso modo di porsi di fronte alla propria abitazione da parte dell’uomo e della donna. Per molte donne arredare la casa esprime la propria visione della vita e del proprio ideale di famiglia (…) per questo è la donna che, generalmente, si prende cura della casa e non vuole che persone estranee vi entrino, se non è perfettamente in ordine. Spesso l’uomo non comprende tutto il lavoro che la donna compie per rendere la casa armoniosa e accogliente; entra in casa distratto, butta in giro la sua roba, non si accorge neanche della pulizia che è stata fatta (…) In realtà questo capita perché l’uomo avverte la casa maggiormente come rifugio o come riparo dalle tensioni sociali.

Avevo sempre pensato che non fare entrare la gente perché la casa era in disordine fosse una scusa dei miei per non invitare nessuno, in particolare non gente che volevamo invitare noi figli; ma temo che si tratti di un indottrinamento trasmesso di scuola in scuola dentro le Famiglie Nuove. Ovviamente l’uomo butta in giro la sua roba perché non è lui, a quanto pare, quello costretto a fare i lavori domestici. Il quadretto tratteggiato dagli Scotto è illuminante non solo sul sessismo imperante tra i focolarini, ma anche sulla loro chiusura nei confronti del mondo esterno: la donna  passa il suo tempo nella casa, realizzandosi al suo interno, e l'uomo si sente bisognoso di “riparo dalle tensioni sociali”. Anche stavolta, immaginate quanto ci siano rimasti male nei soliti ambienti quando sono aumentate le donne che lavorano fuori fino a tardi, non passano tempo ad arredare la casa e tirano fuori le monoporzioni dal freezer per sfamare i figli. Donne single che portano i vestiti in lavanderia, non stirano e addirittura, magari, non si rifanno il letto alla mattina. 

Certamente la complementarietà è innegabile. Tuttavia, con tutto il rispetto di Platone, questo non deve far pensare che l’uomo e la donna siano due esseri incompleti e che abbiano bisogno del rapporto con l’altro sesso per completarsi, come in un gioco d’incastri.

Certo, meglio che evitiamo il mito del “Simposio” di Platone, anche perché parla dell’“ermafrodito”. Gli Scotto non resistono e tirano fuori come fonte alternativa Chiara Lubich.

Chiara Lubich vede nella figura di Maria di Nazareth il tipo dell’essere umano che ha pienamente realizzato se stesso al di là di un completamento con una persona dell’altro sesso; così infatti scrive: “Un po’ tutti pensano, poi, e i giovani in modo particolare, che la donna e l’uomo, per essere completi, abbiano necessariamente bisogno l’uno dell’altro e non possono realizzare nulla di sé se non nel completamento con l’altro sesso. Ora Maria, che è sola, sfata del tutto questa idea (…) Lei è completa, contiene in sé tutta l’umanità, cioè Dio la vede come il tipo della creatura umana, sia essa uomo o donna non ha importanza, la creatura nella sua perfezione che trova la sua completezza nel rapporto con Dio.”

Maria è sola?? Lo so, oramai avete letto a sufficienza per apprezzare questo autoritratto di Chiara Lubich, la solipsista che non ha bisogno di farsi completare da nessuno. Tenetelo a mente, perché lo ritroveremo. 

Saremmo anche stuf* di sentire tutte queste generalizzazioni

Arriviamo al 2015 e a “Dossier”, una nuova serie di supplementi ai numeri di Città Nuova. “Gender” è curato da Giulio Meazzini, che intervista le politiche Paola Binetti e Livia Turco e la bioeticista Susy Zanardo.  Vi lascio immaginare la Binetti e la Turco alle prese con "unioni civili, femminismo delle differenze, transgender, educazione all'affettività, utero in affitto, stepchild adoption"; in realtà Meazzini le intervista in poche pagine, sono contrarie a tutto e si passa, finalmente, ai soliti grandi discorsi che alludono a qualunque  cosa. Quelli che piacciono di più ai focolarini, rispetto ai casi concreti. Come nel contributo finale di Daniela Notarfonso, bioeticista e direttrice del Consultorio famigliare "Famiglia e vita" della diocesi di Albano: mi soffermerò su di lei perché risulta tra gli autori di Città Nuova, intesa come casa editrice, e almeno per il momento ci concentriamo sul pensiero interno ai Focolari.

L’affermazione della pari dignità della donna ha coinciso con la negazione di qualunque differenza con l’uomo ed è giunta alla rimozione e al rifiuto consapevole di ciò che è invece la specificità femminile, prima fra tutte la maternità. Un simile processo si è avuto negli uomini con la fuga dalla responsabilità che l’essere padre comporta, alla ricerca dell’autorealizzazione e della perenne giovinezza.

Le donne hanno rifiutato consapevolmente la maternità? Notarfonso si rende conto della gravità di quello che scrive? Come a dire che le donne, prima del processo di parificazione, subivano la maternità; Paolo VI era convinto che fosse tutta un'epica del sublime, invece loro non vedevano l'ora di disfarsene, davvero incoraggiante! E cosa le fa pensare che le donne abbiano compiuto questo " gran rifiuto"? Perché è stato legalizzato l'aborto, perché sono aumentate le single, perché è aumentata l'età media del primo parto? 
Interessante, poi, il lapsus della Notarfonso sull’uomo che è alla ricerca della perenne giovinezza- soliti stereotipi sugli scapoloni con la sindrome di Peter Pan- ma anche… dell’autorealizzazione.  Come a dire che, se uno mette su famiglia, non si “autorealizza”; e questo è molto, molto focolarino.

Tali assenze, che sono esercitate in modo diverso da donne e uomini, hanno come conseguenza comune il rischio di produrre una generazione di orfani, con una frattura epocale fra adulti e giovani, le cui conseguenze saranno gravissime se non si riscopre un legame esistenziale che leghi i genitori ai figli: l'oggi ai vissuti di ieri, per aprire una strada sicura verso il domani. 

Se non sono neanche più nati, questi figli, non si sa come si faccia ad avere una generazione di orfani.  Saranno successe delle brutte cose misteriose, e così è "frattura epocale", non c'è più un "legame esistenziale"... Tra genitori e figli? Sono genitori e figli, l'esistenziale è proprio questo; come vedete, i paroloni sono sempre in agguato, per riempire il vuoto delle argomentazioni. 

Da un'inchiesta (riportata su Le Monde, del 26 agosto 1965) risulta che "la sorte dei bambini lasciati a sé stessi dopo la scuola è un fenomeno così generale (...) ed è un vero dramma quello che provoca una malattia brusca del bambino quando non c'è alcuno che lo guardi." L'inchiesta loda l'Italia dove le aziende con più di 30 donne provvedono alla vigilanza e assistenza dei bambini. (Igino Giordani, Famiglia comunità d'amore, Ibid.) 

Scusate l'interferenza di Igino Giordani, ma non ho resistito. Ecco quali erano le grandi "assenze": le donne sono andate a lavorare invece di starsene a casa a badare ai figli, oppure vengono affidati a qualcuno in azienda! Me lo immagino Giordani quando, da politico, doveva promuovere la creazione di asili nido, che sarebbero ben altra cosa da un semplice servizio di "vigilanza e assistenza"; ma lui era un medievalista nato nel 1894, la Notarfonso e tutti gli scrittori focolarini potrebbero anche schiodarsi dall'impostazione sua e della Lubich. Torniamo a "Gender":

Lungi da me il voler ridurre la donna al binomio sposa-madre, o l’uomo a quello sposo-padre, ritengo, però che non si possa prescindere da una ridefinizione dell’esperienza della maternità e della paternità come antropologicamente determinanti.

Anche "antropologicamente determinante” non significa nulla, se non che fare figli fa parte delle caratteristiche umane. Lasciare le donne a casa a farsi ingravidare, a dirla così, è volgarissimo: il senso dell'essere maschio o femmina è nello SPOSARSI e fare figli, e ovviamente sposarsi cristianamente, con tutto il percorso che comporta. Tutte le fonti che Notarfonso cita, infatti, sono cattoliche certificate:

L’educazione al senso dell’altro e al senso della differenza tra l’uomo e la donna è il punto nodale della scoperta del vero senso dell’alterità. La specificità maschile e femminile non va considerata come un limite da superare, bensì come una ricchezza da valorizzare per la felicità propria e altrui. Il luogo dove tutto si realizza in modo pieno è la famiglia. C’è un quid che appartiene alla natura umana, che conosce due modi propri di manifestarsi: nella femminilità o nella mascolinità.”  (Piersandro Vanzan, Gender e rapporto uomo-donna, femminismo o reciprocità simmetrica? Civiltà cattolica 2009) 

Per padre Vanzan i cambiamenti storici sono desideri trasgressivi di “superare il limite”, da parte di gente superba che vuole fare il “folle volo” di Ulisse, e non la semplice constatazione, man mano che il tempo passa, che la stragrande maggioranza delle “specificità” uomo donna sono sceme e del tutto opinabili. La natura umana non è unica, ma si manifesta in due modi, quello maschile e quello femminile. Gli studi del DNA ci avevano appena liberati dal razzismo e invece siamo di nuovo a scoprire che esistono due specie distinte… Anzi no, perché i cromosomi hanno giocato un brutto tiro al Catechismo della Chiesa cattolica, come potrete scoprire se vi informerete sulle gesta (suo malgrado) della pugile Imane Khelif.

Poi Notarfonso cita anche Chiara Giaccardi in Avvenire, che cerca di smontare la questione del gender portandosi a livelli ben più raffinati e complessi. Ma la chiosa al modo suo: con la solita visione di Chiara Lubich, che appare profonda e, invece, banalizza  tutto di nuovo

“L’identità non è solo espressiva (tiro fuori ciò che già sono) ma relazionale” (Giaccardi). E’ grazie alla relazione che la differenza offerta e donata per amore diventa base per un’alleanza generativa e feconda.

L’avete riconosciuta? E’ l'idea di "offrire per amore" qualunque cosa: persino l'identità di genere si annulla, per “fare unità” con l’altro. A questo punto un genitore penserà: “Perché devo annullarmi nella famiglia? Per amore dei miei figli, certo; sono loro lo scopo di tutto. Ma perché devo far crescere un figlio? Perché a sua volta da adulto si annulli al fine di generare un altro figlio, che a sua volta si annullerà, e via così in una catena di annullamenti? Meglio non farlo neanche nascere.”
Devo avere scoperto il motivo per cui i paesi europei che fanno meno figli sono quasi tutti cattolici. Come diceva Manzoni del padre di Gertrude nei "Promessi sposi": 

“Quanti figlioli avesse, la storia non lo dice espressamente; fa solamente intendere che aveva destinati al chiostro tutti i cadetti dell’uno e dell’altro sesso, per lasciare intatta la sostanza al primogenito, destinato a conservar la famiglia, a procrear cioè de’ figliuoli, per tormentarsi e tormentarli nella stessa maniera”. 

Se qualcuno non conosce i Promessi sposi: questo personaggio vive nel Seicento e si preoccupa dell'eredità e del buon nome della famiglia, anche se ciò significa rendere infelici se stesso e i propri figli, quindi che senso ha? Per i focolarini, invece, la ricchezza non conta nulla, tutto è solo questione di spirito: l'individuo deve sacrificarsi per un principio superiore, che lo trascende, ma siamo sicuri che il risultato non sia lo stesso? 

Nel suo scritto, Susy Zanardo non poteva mancare di concludere:

La differenza sessuale si rivela oggi la nostra più grande speranza: una riserva di senso in una società che ne ha disperatamente bisogno per non affogare in un indifferenziato mare del nichilismo.

Una "riserva di senso", "affogare in un indifferenziato mare del nichilismo"... Che è sempre il solito modo di rappresentare quei poveracci che non la pensano come noi. Ma siamo sicuri che, oltre ad essere maschi e femmine, non riusciamo proprio a trovare altro senso alle nostre vite?
E non immagina nemmeno, la Zanardo, quale mare di nichilismo, quale infelicità mortale porti l’amore (presunto) della donazione che diventa annullamento. Meglio finire in gloria, con il solito panegirico:

Credo che sia importante ricominciare a narrare la bellezza della famiglia come frutto dell’amore di un uomo e di una donna, attraverso una rinnovata capacità di testimonianza di chi vive il matrimonio come luogo di realizzazione personale, di amore, di accoglienza dei figli e di cura reciproca… Eccetera, eccetera.

Eccoli in pole position, i nostri sposati di Famiglie Nuove, per rilasciare opuscoli su opuscoli di testimonianze su come vivono. Intanto qualcun altro sta lanciandosi a creare nuovi sessi; anzi, scusate… Sessi nuovi.


TO BE CONTINUED…

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