Educazione focolarina: la modestia

 

A Loalwa Braz Vieira, la cantante della lambada
alla fine scoprirete perché


Qui chiedono, a volte... noi sappiamo che non sono giuste queste teorie del divorzio, dell'aborto, anche le esperienze di tutti i tipi. Non si possono fare certe esperienze che chiedono quelle che dicono pre-matrimoniali, no? Queste esperienze stupidissime! Non si possono fare.
Io mi ricordo la mia mamma che mi diceva, quando anche sei sola e ti vesti, stai attenta che non sei sola, c'è l'angelo custode che ti vede, quindi copriti bene, non farti vedere, c'è l'angelo custode che ti vede, ma non c'è solo l'angelo custode, c'è Dio. Dio è dappertutto. Dio è dovunque, questo è di fede. Dio è presente dovunque, come c'è l'aria dappertutto, c'è Dio dappertutto, ma c'è anche nell'universo e Dio ti vede. Quindi esser sempre modeste, sempre coperte, sempre, sempre pure. 
(Chiara Lubich, discorso alle dirigenti Gen3, Rocca di Papa 29 Novembre 1977)

Vi assicuro che quando lo voleva Silvia Chiara sapeva benissimo disobbedire alla sua mamma o, per lo meno, tenere in minor conto le sue raccomandazioni rispetto ad altri insegnamenti accumulati nella vita. Qui invece no, non sgarra di un millimetro: entriamo nell'ultima parte del trittico che dalla verginità, passando per la purezza, porta alla modestia, ovvero il termine usato da Chiara per indicare gli atteggiamenti del corpo e l'abbigliamento. 
Chissà perché, questi discorsi affiorano in lei per associazione al divorzio, all'aborto e alle esperienze prematrimoniali "stupidissime"; come se determinate scelte morali fossero direttamente proporzionali al livello di nudità. Che, nel caso della "purezza gen", la purezza mariana, dev'essere pari a zero. Bisogna coprire tutto.

Sia chiaro: qui non ci troviamo davanti a nessuna rivelazione del '49, a nessuna intuizione del carisma. Queste idee della madre di Silvia sono davvero le "stupidissime" credenze popolari di primo Novecento, con un Dio pronto a scandalizzarsi come se non avesse inventato proprio lui il corpo umano, con schiere di angeli guardoni ed il terrore di scoprirsi, di toccarsi, di commettere peccati sotto la doccia, o nell'atto di cambiarsi gli indumenti. Discorsi che molti di noi hanno avuto modo di sentire da qualche anziano nonno, e che strappano ai più un sorriso, per quanto sono esagerati; ma Chiara li propone con certezza adamantina, in piena stagione della rivoluzione sessuale, a delle giovanette arrivate da tutta Europa.

Se almeno  avesse il coraggio di parlare alle ragazze del peccato originale e della gnosi:

Dicono alcuni che il corpo è séma (segno, tomba) dell’anima, quasi che ella vi sia sepolta durante la vita presente (...) come a dire che l’anima paghi la pena delle colpe che deve pagare, e perciò abbia intorno a sé, affinché sózetai (si conservi, si salvi, sia custodita), questa cintura corporea a immagine di una prigione; e cosí il corpo, come il nome stesso significa, è séma (custodia) dell’anima finché essa non abbia pagato compiutamente ciò che deve pagare. (Platone, Cratilo) 

Fondamento comune della speculazione gnostica è l’esperienza del contrasto tra l’irraggiungibile perfezione e ineffabilità di Dio e il mondo con tutto il male che è in esso. Due mondi, dunque, dei quali quello della materia è ostacolo al pieno realizzarsi dell’altro, l’unico veramente dotato di realtà. (...) Come il mondo, così l’uomo è miscuglio di materia inerte, ‘carne’, e di principio animatore e di luce e spirito divini, ‘anima’ e ‘spirito’. Questo dualismo antropologico non si limita a constatare i contrasti; al contrario, è anzitutto dottrina liberatrice, annuncio di un riscatto. L’essere (eone) celeste dalla cui caduta ha avuto origine la materia ha lasciato qualcosa di sé nell’uomo; e al processo di decadenza si contrappone quello della reintegrazione, per opera dell’essere celeste rivelatore, il quale nei sistemi gnostici a noi conosciuti è sempre, o quasi, il Cristo. Questi ha dunque una posizione centrale; ma, naturalmente, essendo un eone celeste, non può avere rivestito una vera carne umana, avere patito ed essere morto realmente: il docetismo è dunque un’altra caratteristica comune a tutta, o quasi, la gnosi. Sceso come ‘straniero’ nel mondo, il Rivelatore scuote l’uomo dal suo sonno, dall’ebrietà che lo abbrutisce, lo libera dall’ignoranza, lo scioglie dai lacci che lo tengono prigioniero. Così si attua la redenzione, che però non è concessa a tutti: vi sono uomini che restano schiavi della materia, ‘ilici’, oppure vivono a modo dei bruti, ‘psichici’; la salvezza è retaggio unicamente di coloro che, vivendo nello spirito (‘pneumatici’), sono capaci di accogliere e intendere la conoscenza, di diventare gnostici. (Definizione di "Gnosticismo" in Treccani)

Questo non è il cattolicesimo medio: per arrivare ad un simile rifiuto del corpo bisogna aderire a correnti che risalgono alla visione di Platone, travasata nel cristianesimo, facendola incontrare con la dottrina della "colpa". Il peccato originale ha corrotto il disegno originario di Dio a tal punto che è oramai marcio e disprezzabile tutto ciò che caratterizza la natura umana. L'unica cosa da fare è impegnarsi in ogni modo per risalire dal fango, verso l'alto, fino alla luce.
Non dimentichiamoci che Chiara è una francescana, dell'ordine che più ha diffuso il Neoplatonismo nella Chiesa; non dimentichiamoci che l'uomo che l'ha condotta nel "Seno del Padre", Igino Giordani, non fa altro che citarle i primi Padri, perennemente in lotta con l'eresia gnostica sul tema del peccato originale. Persino Rosmini, il titolare della scuola in cui Chiara ha iniziato a contestare il nostro prof. Gaspari, è un personaggio al limite dell'eresia per le sue simpatie filosofiche, tra le quali spicca il Neoplatonismo. Ma tutto questo le Gen3 non lo possono sapere, e forse nemmeno Chiara lo ha in mente, mentre prosegue sicura.

E se un ragazzino ti tocca dagli uno schiaffo se è possibile. O taglia la corda che è ancor meglio. Guai a chi vi tocca. Meglio sarebbe che gli fosse tagliata la mano e fosse... e fosse... Nessuno deve toccarvi, voi dovete rimanere purissime. E se nella vita vi fosse successo qualcosa confessatelo, mettetelo nel cuore di Gesù, tutto è passato, ormai quello che è andato è andato, ricominciamo da capo. Qui occorre una purezza immacolata come la Madonna.
Sono stata così contenta l'altro giorno quando sono stata a Loppiano. C'era il card. Benelli qui, no? e guardavamo il Gen Rosso e il Gen Verde che cantavano ad un dato punto nell'oscurità vedo una bambinetta che si avvicina a me, non capivo bene chi era, e si avvicina come per dirmi: prendimi sulle ginocchia, insomma, no? allora gli ho fatto così è venuta e... io ho capito che era la Cielo però non ero sicura. Allora le ho detto: "Come ti chiami?" "Cielo" ecco, l'avevo capito. Ad un dato punto nel tenerla su io, così con le braccia, no? le si sono alzate le vestine un pochino sopra il ginocchio, l'aveste vista, prendere le vestine, tirarsele giù. E' stata una mossa che adesso al mondo chi più la fa? Non la fa più nessuno. A Loppiano si fa. E noi dobbiamo farlo fare a tutte le nostre gen 4. Che è un'educazione alla purezza, altro che tutte quelle cose che vedete alla televisione, è tutta una sporcaria, bisogna buttar via tutte quelle cose lì, io non la apro mai, chiudo. Dico: "Quelle cose lì non si possono vedere", non si possono vedere. Il telegiornale al massimo, oppure se c'è magari Charlot, magari in un momento di relax che mi dicono: devi riposare, devi riposare. Oppure le cose per i ragazzi, quelle vanno bene, ecco, ma il resto no, sapete? Non si possono vedere. Sono contro la purezza e quindi voi non dovete assolutamente.
Quindi anche... puoi immaginare se dovete fare come la Cielo, per questo si chiama forse anche Cielo, perché è così pura, potete immaginare se sono permesse certe cose. Che tengano le mani tutte a posto. E che stiano tutti per conto loro, e voi guai a chi vi tocca; questa la gen. 

Cielo, la bambinetta neoplatonica- sembra che abbia già un "nome nuovo", di quelli che normalmente sono gli adulti a sfoggiare, come regalo di Chiara- è talmente piccola che considera Chiara una signora qualsiasi, nella folla, e pretende di farsi issare sulle ginocchia nientemeno che dalla leader carismatica. Tutti sono preoccupati perché c'è un cardinale a Loppiano, occorre fare bella figura, i genitori hanno perso la figlia chissà dove nel buio pesto (tanto siamo una grande famiglia), e Chiara riesce a trasformare persino l'automatismo della bambina, tirarsi giù la gonna, nel modello di modestia da esibire ,come risposta alla corruzione dell'epoca presente. 

Ma del resto, come potrebbe essere altrimenti, se consideriamo la parte precedente? Mi ricordo che, quando ho letto queste frasi, ero poco più grande di Cielo, e non riuscivo  come sempre a capire le ambiguità di Chiara: cosa significa "Se un ragazzino ti tocca?" Di quale tipo di tocco si tratta, uno qualsiasi? Nel lungo "tirocinio focolarino" che ho ricevuto in seguito, sembrava proprio di sì: era sconsigliato in qualunque modo il contatto fisico con un maschio, il braccio intorno alla spalla, sedersi sulle sue ginocchia, prendersi a pizzicotti, avere prolungati contatti fisici... Qualsiasi gesto, anche cameratesco e di amicizia; i maschi non sono come noi, per "loro" toccare una donna equivale sempre a "provare qualcosa". La natura del maschio è debole, anche se lui è il sesso forte; viceversa la donna è fragile, ma deve farsi carico della modestia, sviluppare le virtù "negative", difendersi, chiudersi, scappare, per preservare non se stessa, ma il mondo, dall'ennesima "contaminazione carnale". 
Leggere quelle parole di Chiara, però, mi faceva sentire avvolta da un'idea di superiorità sui maschi, di autosufficienza, di perfetta solitudine ("che stiano tutti per conto loro"). Si capisce come Chiara potesse ripetere la frase "L'Inferno è pieno di vergini superbe": è talmente intoccabile, la super vergine focolarina, che non può che dominare il mondo dall'alto. Anche se è sola. 

Veniamo al problema più grande, che direi di una gravità enorme. Nel discorso di Chiara manca, come al solito, l'idea del CONSENSO, l'elemento su cui si basa tutta la materia dei reati sessuali e la lotta per la difesa della dignità umana. L'educazione al libero consenso è la base dell'educazione sessuale, quella che la Chiesa cattolica, in Italia, non vorrebbe fosse impartita nelle scuole, e ora forse capiamo perché. 
La ragazza dà uno schiaffo al ragazzo perché non vuole essere toccata, o invece desidera quel tocco, ma lo respinge per fare un sacrificio? La questione per Chiara Lubich non sussiste: HA NEGATO LEI IL CONSENSO, a nome di tutte le ragazze e di tutti i ragazzi; ha decretato a priori il "no", stabilendo che, per loro, fino a quando vorranno seguirla, non esisterà contatto fisico, per il rifiuto "della colpa".

Rimangono poi altre domande che nemmeno hanno lo spazio per essere formulate, nel cervello della Gen3 che ascolta Chiara. Domande che non esistono.
E se fosse la Gen che vuole toccare il ragazzo?
E se non fosse un ragazzo, a volerla toccare, ma una ragazza?
Non esiste.

Anche per il vestito, che deve coprire le nostre persone, lo Spirito Santo ci ha suggerito delle norme, riflesso anch’esse di una spiritualità evangelica, a Corpo mistico, norme per i focolarini, ma indicative pure per tutti coloro che fanno parte dell’Opera. Se le case manifestano la nostra Opera in quanto collettività di persone – nuova famiglia nata nella Chiesa –, il vestito, che indossiamo, dice la presenza di un membro di questa famiglia che, se è veramente parte viva di questa società, non è nient’altro che un altro Cristo. Le famiglie religiose, effetto di carismi nuovi nella Chiesa, hanno sempre curato questo particolare, per cui sono fioriti innumerevoli tipi di vestito. La nostra piccola regola del ‘51 orienta noi in questo modo: «Sembra che si possa capire cosa Dio vuole dai focolarini, anche in questo campo, tornando alla loro natura. La loro vocazione è quella di essere “bambini”, “figlioli”. Sono persone nate sapendo d’aver un Padre, credendo al suo amore, in braccio all’amore di Dio, per cui la loro veste esteriore sarà quella che dona loro un Padre che è Dio; un Dio che è il creatore dell’universo. La linea sarà la sua e sappiamo che l’impronta di Dio nel creato è tutta armonia. La veste del focolarino sarà simile al vestito che Dio ha dato alla natura. E il passo del Vangelo a cui egli deve ispirarsi è: “Guardate come crescono i gigli: eppure io vi dico che nemmeno Salomone in tutto il suo splendore fu mai vestito come uno di loro” (cf. Lc 12,27). (...) Pensando a tutte queste norme, ci è venuto spesse volte il desiderio di dare una definizione di quello che potrebbe essere il vestito dei focolarini di questo e di tutti i secoli, definizione che ci sembra universale e quindi adatta anche alla maggior parte dei membri del Movimento: noi dobbiamo vestire come Gesù e Maria vestirebbero in ogni tempo, in ogni ambiente. Siccome il focolarino, nella sua vocazione, è la prima volta che appare sulla terra, e associato con gli altri fratelli è la prima volta che offre al mondo una società di questo genere, probabilmente le linee della casa e le linee del suo vestito dovrebbero essere nuove. E come il nostro spirito, con la dottrina che sta emergendo, sta dilagando fra molti, così il modo di vestire dei focolarini, in seguito, dovrà dilagare, offrendo quindi una nuova moda. (Chiara Lubich, "L'amore fa casa", Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Città Nuova, Roma 2002)

Come si sarebbe vestito Nostro Signore nel 2002?

I Focolarini sono come dei nuovi Adamo ed Eva, hanno recuperato la purezza originaria della gnosi e vivono nell'Eden, ma non sono nudi. Siamo negli anni Duemila, il linguaggio di Chiara Lubich è cambiato, la dottrina spirituale secondo i colori dell'arcobaleno si dipana serena, ecumenica, armoniosa come vorrebbe il colore dell' "Azzurro", incentrato sul concetto della casa e, in secondo luogo, dell'abbigliamento come espressione di armonia ed accoglienza.
Peccato, però, che nemmeno stavolta nasca nulla di nuovo, come invece preannunciato da "L'amore fa casa". La moda rimane sempre la solita moda, quella antica, degli anni Settanta, anzi, diciamo pure degli anni Venti, Trenta, quando la mamma di Chiara raccomandava alle figlie di non spogliarsi davanti a Dio. E così le assistenti Gen continuavano a spaventare e colpevolizzare le fanciulle con la fatidica domanda: "Maria, secondo te, indosserebbe quel vestito?" 
Ricordo che, quando sentivo questa frase, pensavo di istinto: "Maria se ne va in giro con una tunica ed un velo in testa." E poi, ritirandomi nella mia solitudine, mi chiedevo: "Ma a Maria e Gesù capitava mai di andare al bagno per fare i loro bisogni? Oddio, che pensiero blasfemo!" 
Mi sembrava ridicolo ripetere fino alla stanchezza che Cristo si era fatto uomo, nascendo da una donna, per poi rendere impossibile, rarefatta, la rappresentazione della loro umanità. Ero sicura che non fossero loro, quelli ossessionati di sembrare "purissimi". Loro non erano degli "eoni", non avevano bisogno di un'immagine esclusiva. 

Molto spesso dalle testimonianze anonime arriva il racconto del Purgatorio sulla modestia: durante un convegno internazionale di Gen, di solito verso la fine, quando le partecipanti si sentono ormai accolte e serene, la responsabile fa a bruciapelo un Purgatorio, rampognando aspramente le congressiste, per invitarle a riflettere sul loro abbigliamento e a cambiare stile, con l'aiuto della Madonna. Di solito è il mondo femminile ad essere pesantemente caricato delle responsabilità, ma sappiamo che anche tra i maschi non mancano ispezioni dell'abbigliamento, soprattutto alla scuola di Loppiano.
 Il canovaccio del Purgatorio è sempre simile a se stesso, e tende a finire con un riferimento alla moda: la colpa delle Gen è essersi lasciate irretire dalle tendenze del "mondo", senza pensarci, indossando abiti che Maria non avrebbe indossato perché "non belli" (ennesimo capolavoro del non detto), invece di andare controcorrente indossando la nuova moda generata dall'Ideale (che non si sa quale sia, ricordiamocelo). 

Ero presente anch'io ad almeno uno di questi momenti "di dialogo"- così venivano definiti, nei miei anni- e posso testimoniare che ognuna delle giovani donne sedute nelle poltroncine del Centro Mariapoli si sentiva a disagio; molte presero la parola, ma nessuna seppe inquadrare precisamente il perché della sua protesta interiore. Io sapevo il perché.
In quell'occasione, la focolarina responsabile esordì dicendo che alcuni focolarini, degli uomini, precisò, si erano lamentati con lei perché "le gen si vestivano male". Erano immodeste, insomma e, testuali parole, "mettevano in crisi la loro vocazione". Le Gen istintivamente si ribellarono, e non ci fu modo di toccare nemmeno di striscio il discorso della moda: sapevano benissimo come vestirsi, e nessuna di loro aveva soldi da spendere per griffarsi dalla testa ai piedi. Alla nostra generazione era stato insegnato che l'abbigliamento è un'espressione della personalità del singolo individuo, e pertanto non dev'essere omologato, ma frutto di una ricerca personale. La focolarina non disse nulla, continuava a concedere la parola replicando il meno possibile, ma, rispetto a quel discorso sulla diversità, appariva quanto meno impermeabile: scivolava su di lei senza che facesse presa sul suo modo di ragionare. 
Vi elenco brevemente i capisaldi della "moda mariana" che si delineò nel corso del dibattito:
- Non era tanto la quantità di pelle scoperta, quanto la sottolineatura delle forme a destare lo scandalo;
- Una gen magra e androgina, pertanto, poteva permettersi di mostrare il corpo più di una formosa: le curve del seno, del sedere, dei fianchi dovevano essere coperte il più possibile ("coprire" è il verbo usato da Chiara ne "L'amore fa casa")
- Le gen andavano spesso a scegliere i vestiti con la loro "bianco", con una focolarina assistente o con un congruo numero di rappresentanti dell'"unità gen", che ispezionavano come generali il davanti e il didietro dell'interessata;
- Quando qualche sprovveduta aveva avuto modo di indossare vestiti poco belli al cospetto dei gen, si era accorta "che era calata l'aria", "che non si sentiva Gesù in mezzo" (cioè, precisamente? Come al solito era tutto ambiguo);
- I vestiti più belli e calzanti erano ovviamente frutto della comunione dei beni delle gen e dei loro regali (nella mia esperienza portavamo agli incontri delle ciofeche);
- Pur essendo modeste, le gen non erano affatto delle suore, anzi, venivano apprezzate da tutti per il talento e l'estro creativo nello scegliere i vestiti;
- In spiaggia, in onore di Ginetta Calliari, si sarebbe dovuto indossare il costume intero. 
A nominare Ginetta insorsero alcune Gen del Brasile, ma allo splendido paese verde oro, e all'indefessa sua evangelizzatrice trentina dedicherò la parte finale di questo post. Ora, invece, voglio dirvi cosa sapevo dentro di me, mentre smaniavo nelle mia poltroncina del Centro Mariapoli, cosa nessuna ragazza aveva il coraggio di tirare fuori.

Era possibile che dei focolarini adulti e maggiorenni accusassero delle giovani donne di mettere in crisi la loro vocazione? Era giusto che le ragazze si dessero pena per il loro modo di vestire, proiettando tutta la colpa su se stesse? Non avrebbero dovuto piuttosto essere gli uomini a governare i propri istinti, se avessero visto delle belle creature? I focolarini avevano scelto di vivere da vergini nel mondo, non chiusi in un monastero; affrontare la dimensione corporea degli altri doveva far parte della loro vocazione, era il loro mestiere di vivere, o almeno così io mi illudevo che fosse, da stupida bambola Tanya qual ero. Ora avevo una voglia ancora più grande non solo di non farmi toccare, ma nemmeno di farmi guardare da nessuno; che se ne andassero a quel paese, pensavo, non voglio farmi carico di questi problemi, preferirei davvero non esistere. 

FINALE: GINETTA, IL BRASILE, LAMBADA
Focolarileaks non è ancora stato in grado di recuperare un documento raro ed unico: la registrazione in cui Ginetta Calliari raccontava di come avesse "scoperto l'Oceano", di come avesse scoperto " le persone in spiaggia", e di come avesse lanciato una campagna tra le persone del Movimento per una nuova moda. Ho avuto la fortuna di sentirla, una volta, e non mi avventuro nemmeno a tentare di riprodurre l'effetto che ha prodotto in me; possi dirvi che mi ha colpito in modo particolare perché, rispetto alla cattiveria repressa di Chiara, aveva una marcia in più. Era lirica, surreale, maestosa come le onde dell'oceano... E finiva con la comunità del Movimento autorizzata a frequentare le spiagge solamente a patto di stilare un regolamento di condotta, con le cose che si potevano fare, e che le gen creassero una "Moda Italiana", ovvero una linea di costumi da bagno che Ginetta, con i suoi agganci, riuscì a far andare in produzione. Per quanto riguarda il nome, evidentemente il fascino del nostro Paese riuscì ad oscurare persino quello di una "Moda Chiariana", o titoli simili; credo di avere visto una foto di uno di quei costumi: in realtà non si trattava di costume intero, da quanto ricordo, ma piuttosto di quel genere di "burkini" che si utilizza in Arabia Saudita. 

Cosa c'entra la lambada? La lambada è una "cossa molto discoretta", come direbbe il Ruzante, perché prevede uno sfregamento delle cosce dei ballerini contro gli organi sessuali del loro partner (riporto da Wikipedia). Il ballo spopolava anche in Europa negli anni Novanta, ma in Brasile la sua diffusione non fu granché apprezzata, immagino soprattutto da Ginetta, e forse anche dalla Conferenza Episcopale, che ne emise una condanna. Ricordo in particolare che una gen aveva raccontato la propria esperienza: si era rifiutata di ballare la lambada a scuola, nell'ora di educazione fisica, rischiando di prendere un brutto voto. Maria non l'avrebbe fatto! Devo precisare che, a quanto si capiva, anche lei come me frequentava un liceo in cui le ragazze e i ragazzi facevano ginnastica separati, dunque l'insegnante chiedeva di eseguire la danza tra compagne, indossando la normale tuta da ginnastica. Ma cosa cambiava? Lei andava controcorrente! (Sono le storie di "Non è vero, professore"! al loro meglio.) 

Ho ritrovato il video originale della canzone, "Lambada" del gruppo Kaoma (1989): a me la melodia piaceva molto, la trovavo elegante e addirittura vagamente malinconica. E poi, a rivedere adesso le immagini sgranate, mi fa ridere il fatto che la cantante Loalwa Braz Veira (purtroppo morta tragicamente nel 2017), con quel look, avrebbe potuto essere proprio una tipica focolarina. Per il resto il video è popolato da belle ragazze con le mutande all'aria, che avranno sicuramente suscitato la costernazione, e per giunta ci sono anche due ragazzini che fanno "le pagliacciate", come direbbe Chiara Lubich. E così si sarà verificato ciò che accade anche nella vita vera del Movimento dei Focolari: è presente nel video un personaggio che potrebbe essere un abusatore della ragazzina, ma nessuno sembra accorgersene, presi come sono dalla visione dello smutandamento. Alla fine, però, è proprio la "focolarina" Loalwa a renderlo inoffensivo; magari fosse così, una reale vocazione del "perdersi in mezzo alla folla ed immergerla nel divino". 



"Chorando se foi quem um dia só me fez chorar"

     "Piangendo se ne andò chi un giorno mi aveva fatto piangere."

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