Eccomi, Gesù, anche oggi davanti a te,
tutto rinnovato proprio come tu mi vuoi;
io sarò la risposta al tuo perché,
il frutto degno del tuo abbandono: eccomi.
Un patto ormai ci stringe
tutti qui di fronte a te,
per dichiararti il nostro amore esclusivo
e corrispondere ai doni del tuo amore:
perché sei stato abbandonato
siamo morti e risorti con te.
(Gen Verde, Eccomi, 1985)
Devo dire che questa canzone mi è sempre piaciuta più di molte altre. E' una delle poche, pochissime in cui compare la parola "io", anche se la strofa ritorna al solito "noi", con il patto di unità e via dicendo. Eccomi, Gesù: pare quasi una minaccia, la Lubich, tra entusiasmo e sfacciataggine, si presenta per dirGli che è proprio come Lui la vuole e che LEI sarà la risposta a lui, e non viceversa come ci si aspetterebbe. Non era Lui quello che ha salvato l'umanità morendo in croce? Sì, ma LEI è qui per salvare Lui, presentandosi come "frutto degno del tuo abbandono" (ovvero il grido "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato", che Chiara assicura essere abbandono reale da parte del Padre). Una simile presa di iniziativa è talmente blasfema da risultare convincente; qualcuno finalmente pensa a Gesù, poverino, sempre dedito a fare di tutto per gli uomini ingrati... A dire la verità, alla fine della canzone me Lo immagino che, di fronte ad un simile love bombing focolarino, si dà per irreperibile, mentre Chiara e i popi ribadiscono il loro "Eccomi", convintissimi di avere successo. Invece di ricevere segni dal cielo e doni spirituali, sembrano loro quelli pronti ad elargirli, nientemeno che al loro stesso Dio.
Ma in fondo anch'io, come il signore, anzi, il Signore sa bene, sono un frutto degno del suo abbandono; anch'io, come ogni membro di Oref, come ogni ragazzo e ragazza "figlio di", posso scrivere il mio blog presentandomi con "Eccomi": e se fossimo davvero noi, la risposta al suo Perché?
Dopo avere conosciuto i VO e le questioni della maleducazione eucaristica, ho deciso di scrivere un post leggero, dove si possa anche sorridere, per illustrare a tutti i cattolici la devozione eucaristica di noi focolarini. Ci metto il "noi" apposta, una volta tanto, perché con l'uscita del movimento non ho subito particolari evoluzioni, anzi; come molti, ho smesso di partecipare alla messa, quindi la mia esperienza personale rimane quella focolarina. Inoltre, ho sguinzagliato Focolarileaks per farmi raccontare un po' di aneddoti comici sull'arte di "prendere messa" alla focolarina, allo scopo di far venire un coccolone ai VO, in modo che lo shock funzioni su di loro ed altri gruppi di oltranzisti e li porti a rivalutare l'Eucaristia, per la quale fanno volare spesso e volentieri paramenti sacri nonché stracci, da una prospettiva un po' più relativa. Anche se in tanti, siamo un sol corpo, fratelli, e tanti nel senso di uno zoo di specie animali assortite. Io ora vi illustrerò l'animale focolarino alle prese con la sua maleducazione eucaristica innata.
Se avete delle storielle divertenti sul prendere messa, scrivete pure a me e Marfisa o commentate, faremo un aggiornamento di questo post.
UN PO' DI DOTTRINA
Pane del cielo
Sei tu, Gesù
Via d'amore
Tu ci fai come te
Pane del cielo
Sei tu, Gesù
Via d'amore
Tu ci fai come te
No, non è rimasta fredda la terra
Tu sei rimasto con noi
Per nutrirci di te
Pane di vita
Ed infiammare col tuo amore
Tutta l'umanità
Pane del cielo
Sei tu, Gesù
Via d'amore
Tu ci fai come te
Sì, il cielo è qui su questa terra
Tu sei rimasto con noi
Ma ci porti con te
Nella tua casa
Dove vivremo insieme a te
Tutta l'eternità
Pane del cielo
Sei tu, Gesù
Via d'amore
Tu ci fai come te
No, la morte non può farci paura
Tu sei rimasto con noi
E chi vive in te
Vive per sempre
Sei Dio per noi, sei Dio con noi
Dio in mezzo a noi
Pane del cielo
Sei tu, Gesù
Via d'amore
Tu ci fai come te
(Gen Rosso, Pane del cielo, 1982)
Sulla dottrina eucaristica di Chiara Lubich esistono fior di libri, ma ho deciso che in questo post useremo come pensiero spirituale solamente le canzoni del Gen Rosso e del Gen Verde, che comunque sono tratte dalle meditazioni di Chiara e le illustrano anche meglio, con i riadattamenti popolari, allo scopo di fare rima, che rivelano le perle delle gaffe teologiche più inconsce.
"Pane del cielo" è tra i classici cantati nelle parrocchie italiane, funziona bene come sintesi del pensiero di Chiara sull'Eucaristia, "punto fondamentale della Spiritualità dell'unità", e come potete vedere esprime una visione tradizionale, perfettamente in linea con il pensiero della Chiesa. Gesù Eucaristia è una presenza reale, non solo simbolica (quei perentori "no" e "sì", non è rimasta fredda la terra, che costituiscono il fascino della canzone); l'Eucaristia ci rende "come sé" e si collega all'Aldilà ("L'autostrada per il Paradiso" tanto cara a Carlo Acutis). Insomma, fin qui tutto bene. Ma iniziamo già a capire che Gesù Eucaristia è una "via d'amore", quindi l'interesse si sposta verso la parola preferita dai focolarini, e non tanto sulla consistenza del pane e del vino.
Mi viene allora da pensare a padre Coggi, idolo di molti VO, che così affermava in un'intervista:
(L'Eucaristia) è fondamentale per la vita della Chiesa, infatti, essa vive dell’eucaristia. La Chiesa, come sappiamo, è il Corpo di Cristo, e S. Paolo collega strettamente il Corpo mistico della Chiesa al “corpo” dell’eucaristia. Noi tutti formiamo un solo corpo, perché ci nutriamo di un unico pane (Cfr. 1Cor 10,17). La Chiesa quindi si forma proprio attraverso l’eucaristia: dal corpo sacramentale si viene a formare il corpo mistico. (...) Chi crede nell’eucaristia, crede in tutte le verità della fede. Riflettiamo. Se uno crede nell’eucaristia, crede nel sacerdozio, perché è il sacerdote che consacra il pane e il vino. Quindi crede nella Chiesa; quindi crede nel fondatore della Chiesa che è Gesù Cristo.
E mi chiedo cos'avrebbe pensato ad apprendere che Chiara Lubich, sì, mette l'Eucaristia al centro del corpo mistico della Chiesa, di cui è grande intenditrice, ma subito sbatte il prete in secondo piano, con la sua consacrazione del pane e del vino, per venire al momento che le sta più a cuore: quando il pane consacrato è riposto nel tabernacolo, e LEI può andare in chiesa, sedersi sulla panca e conversare amorosamente (o lamentosamente), nonché ricevere le Sue rivelazioni. Che l'ostia fritta o la carne sanguinante prendano il posto della cialda, per qualche miracolo, non potrebbe importarle di meno.
nel tabernacolo, sei lì,
perché tu sai che prima o poi
capiremo che in te il Paradiso c’è.
Stai lì, per farci comprendere
che, anche quando nel silenzio
ci sembra di non poter far nulla,
compiendo per amore il tuo volere,
momento per momento,
s’arriva a tutta l’umanità.
Stai lì, sempre ci attendi…
Stai lì, per farci comprendere
che soli noi non siamo più,
che la nostra casa è il cielo;
e quando vieni a noi nel Sacramento
tu rimani in me,
è ancor vero che noi entriamo in te.
(Gen Verde, Stai lì, 1977)
Sembra che Chiara non sia nemmeno stata alla messa, e che sia arrivata dopo, approfittando della chiesa vuota: le hanno assicurato che dentro il tabernacolo c'è Gesù, quindi lei è interessata alla sua reale persona, non all'atto di comunicarsi insieme alla comunità cristiana. Chissà chi erano, quei parrocchiani qualsiasi, che non conoscono il suo Ideale e non l'apprezzano; lei prende messa in casa, con le sue pope, come vedremo. Cosa va a dire a Gesù nel tabernacolo? Le famosissime "intenzioni" per l'Opera, oppure si tratta di uno sfogo, come intuibile anche dalla canzone, per le persecuzioni del Santo Uffizio che riceveva all'epoca di "Meditazioni".
Ma forse la nostra community di paradisiologi avrà notato il gran finale, con le nostre dinamiche trinitarie preferite: "Tu RIMANI IN ME, è ancor vero che NOI ENTRIAMO IN TE". Dopo l'entrata in Paradiso, Gesù rimane sempre nella cara leader, e la canzone usa il singolare, mentre tutti gli altri, il corpo mistico di Chiara, sarebbero dei poracci che possono accompagnare solo, ma "è ancor vero",(come se Chiara se ne stupisse) che il NOI (passaggio al plurale) può fondersi in uno ed "entrare" nella Trinità.
C'è da dire che la storia di Chiara, in qualità di mistica e carismatica, inizia proprio da un'ostia nel Tabernacolo, e dalla sua prima esperienza di adorazione eucaristica:
Ogni venerdì il gruppetto di suor Carolina si reca in corso 3 Novembre 26, per l'adorazione di Gesù eucaristia. La bambina Silvia lo prega così: "Dammi la tua luce ed il tuo calore". (https://old.comune.trento.it/Aree-tematiche/Cultura-e-turismo/Visitare/Altri-siti-di-interesse-turistico/I-luoghi-di-Chiara-Lubich/Chiesa-dell-adorazione)
Come potete vedere, potete fare un tour guidato di Trento sui luoghi della non ancora santa Chiara Lubich.
La questione di suor Carolina è molto meno innocua di quanto sembra. Ne ha parlato il "Cantare di Chiara" nel descrivere la sua infanzia:
Silvia poi, la domenica, frequentava le Suore di Maria Bambina, in preparazione alla prima comunione e alla cresima (Pentecoste 1927). A sentir Gino sarebbe stata una delle tante cristiane trentine se non fosse intervenuto «qualcosa d’altro». E qui si situa un episodio al quale la Lubich ha sempre attribuito «un valore simbolico e quasi l’inizio» di quanto le sarebbe accaduto. Affidata a una religiosa dell’oratorio di via Borsieri, suor Carolina Cappello, il giovedì veniva accompagnata con altre bambine a fare l’adorazione eucaristica nella chiesa del Santissimo. Fissando Gesù Eucaristia nell’ostensorio, gli ripeteva: «Tu che hai creato il sole che dà luce e calore, fa’ penetrare nella mia anima, attraverso gli occhi, la tua luce e il tuo calore» (Oreste Paliotti, La famiglia Lubich, quando Chiara era Silvietta, Città Nuova 22 gennaio 2020)
I famigliari di Chiara sono entusiasti della sua santità, anziché cogliere, forse, qualche segno di squilibrio nella bambina. D'altra parte, si sa, i bambini hanno fantasia, e suor Carolina Cappello deve aver parlato dell'Eucaristia come fonte di luce, cosa che Chiara ha preso alla lettera. Ma nessuno sembra rendersi conto che si è convinta che l'Eucaribbbbbbbbbbbbbbvstia emana realmente dei raggi, che passano attraverso gli occhi per penetrare nell'anima (il passaggio tramite gli occhi è un'idea frequente in alcuni disturbi psichici). Una volta la piccola Chiara sviene perché rimane troppo tempo in ginocchio a fissare il cerchio dell'ostia, che da bianco diventa tutto nero: la scambiano per devozione, invece lei stava aspettando che i raggi di luce partissero dall'Ostensorio e arrivassero fino a lei, come Goldrake che spara raggi di fuoco negli anime giapponesi.
Gesù così; ma che volete, parliamo di una bambina! L'importante sarebbe crescere... |
Ci facevamo sempre una versione riveduta e corretta dell'Ideale, con buona pace di tutti e due i filoni, ma mi sa che era anche la più sana.
Voglio concludere questa parte con un'altra canzone che mi piace, e che esprime il mio pensiero sull'Eucaristia ai tempi gen:
Su questo altare
Ti offriamo il nostro giorno.
Tutto quello che abbiamo
lo doniamo a Te.
L’amare, il gioire, il dolore di questo giorno,
su questo altare
doniamo a Te.
Fa’ di tutti noi un corpo, un’anima sola,
che porta a Te tutta l’umanità.
E fa’ che il Tuo amore
ci trasformi in Te,
come il pane e il vino
che ora Ti offriamo.
(Gen Verde, Ti offriamo 1977)
Gesù era uno con cui si poteva condividere tutto: il bello della giornata, ma anche se era stata una giornata demmerda. "Fa' che il tuo amore ci trasformi in te" per noi significava: prendiamo esempio da te e diventiamo come te delle brave persone, in modo da comportarci bene con altri (e questo era "porta a Te tutta l'umanità"). Fine dei misteri, eucaristici o meno, ma non era così.
Infatti il compito dell’Eucaristia è di farci Dio per partecipazione. Mescolando le carni vivificate dallo Spirito Santo e vivificanti del Cristo con le nostre, ci divinizza nell’anima e nel corpo. La Chiesa stessa si potrebbe definire: l’uno provocato dall’Eucaristia, perché composta da uomini e donne divinizzati, fatti Dio, uniti al Cristo che è Dio e fra loro.
Questo Dio con noi è presente in tutti i tabernacoli della terra e ha raccolto tutte le nostre confidenze, le nostre gioie, i nostri timori. Quanto conforto Gesù Eucaristia ci ha portato nelle nostre prove, quando nessuno ci dava udienza perché il movimento doveva essere studiato! Egli era sempre lì, a tutte le ore, ad attenderci, a dirci: in fondo, il capo della Chiesa sono Io. E nelle lotte e nelle sofferenze d’ogni genere chi ci ha dato forza, tanto da pensare che saremmo morti molte volte se Gesù Eucaristia e Gesù in mezzo, che egli alimentava, non ci avessero sorretto?». (Chiara Lubich, "Gesu Eucaristia", Spiritualità dell'Unità, Città Nuova)
Eh, certo, il capo della Chiesa è Gesù, peccato che nel tabernacolo abbia la spiccata tendenza a rimanere in silenzio, senza fornire a Chiara alcun contraddittorio, a differenza degli uomini delle istituzioni. La stessa Chiara che impone il "vuoto" ai suoi seguaci, va dall'Eucaristia ad utilizzarla come sfogatoio e conferma implicita alle proprie azioni; se Gesù non l'ha mai folgorata con i suoi raggi, significa che è sulla giusta strada e il Sant'Uffizio ha torto.
Il mondo non capirà! La sua, la NOSTRA messa... Chi viene offerto davvero, in memoria di Me?
IL FAMOSO PATTO
Padre nostro, Dio di tutti noi,
da ogni terra ci hai raccolti Tu:
ora il cielo pare sceso giù
in mezzo a noi,
con noi.
Padre nostro, qui davanti a te
figli tuoi, fratelli siamo già;
con un solo cuore, un’ anima,
preghiamo te,
Padre.
L’amore brilla in mezzo noi, stasera,
il tuo cielo si è specchiato qui:
Padre di tutti, fa’ che il mondo sia,
presto sia così.
Padre nostro e d’ogni uomo, Tu
guida i passi dell’umanità
finché in terra splenda l’unità
come lassù,
lassù.
L’amore brilla in mezzo noi, stasera,
il tuo cielo si è specchiato qui:
Padre di tutti, fa’ che il mondo sia,
presto sia così.
Padre nostro e d’ogni uomo, Tu
guida i passi dell’umanità
finché in terra splenda l’unità
come lassù,
lassù.
(Gen Verde, Come lassù, Supercongresso 1997)
Ed ecco il globalismo massonico de noialtri, per la gioia dei VO e di Padre Livio Fanzaga; cantavamo questa canzone proprio durante la comunione, per invocare un'unione con Gesù più laica, aperta a tutti.
E giusto per dare il colpo di grazia, ho notato che questa è esattamente la fraternità universale espressa dall'Inno alla gioia di Friedrich Schiller (1827), scelto da Beethoven come testo della Nona Sinfonia, e dall'Unione Europea come suo inno.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio (vada) al mondo intero
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Ma alla fine della comunione c'era veramente poco spazio per fare il cosiddetto raccoglimento, nel mondo focolarino l'individualismo non deve esistere. Subito qualcuno si presentava al microfono per declamare "il patto":
Gesù, che vivi nella S.S. Eucaristia, noi singolarmente e tutti insieme Ti promettiamo anzitutto d'essere fra noi la realizzazione del tuo Comandamento Nuovo: d'amarci cioè come Tu ci hai amato fino all'abbandono del Padre. Affinché poi si realizzi il Tuo disegno su tutta l'Opera, ti preghiamo di patteggiare Tu stesso unità sul nulla d'amore dei nostri singoli cuori, fondendoci così in uno con la Tua Carità. Fatti in questa maniera un'anima sola, consacra Tu quest'anima alla Vergine tua Madre, perché in qualche modo Ella possa spiritualmente essere presente in essa. E donaci così, per il continuo amore reciproco, per il quotidiano nutrimento di Te, per la nostra totale donazione a Maria, la grazia che Tu stesso, nasca e rinasca fra noi ed in noi, in modo che non più noi lavoriamo alla tua Opera, ma Tu in noi. Amen.
Mi ricordo che una volta le gen vennero a trovarmi nel mio paesino ed andammo insieme alla messa feriale nella mia parrocchia. Terminata la celebrazione, ci sistemammo nel banco davanti per recitare insieme il patto, che avevamo a disposizione in un libriccino di preghiere del Centro Gen, ma ne esistevano santini per tutte le tasche e i portafogli. Immediatamente il mio parroco uscì dalla sagrestia, iniziò a dire che doveva chiudere la chiesa e cercò, di fatto, di buttarci fuori. Ora capite perché parlo di due filoni di catechesi separati, il movimento e la religione "ufficiale". Con il senno di poi, capisco che il nostro uomo temeva un potere concorrenziale da parte di qualunque associazione di laici, ma non aveva nemmeno tutti i torti nel sospettare che facessimo cose esoteriche e strane. Certo, il suo gesto non ci è stato di nessun aiuto, anzi: non solo ci aveva trattate sgarbatamente, ma nemmeno aveva verificato se noi fossimo delle ragazze plagiate o abusate, da quella realtà che non gli piaceva. Ad esempio poteva farsi leggere il testo che volevamo recitare, no?
Credo che si sarebbe incuriosito per la frase "patteggiare Tu stesso unità sul nulla d'amore dei nostri singoli cuori", che di fatto suona molto suggestiva ma non dice... nulla. E' l'unica frase realmente riferita all'Eucaristia, perché è la proposta che Chiara fece a Foco all'inizio del famoso Paradiso '49. Tutto il resto del patto, invece, è la proposta che Chiara fa di sua iniziativa alle compagne, ovvero "Essere pronte a dare la vita l'una per l'altra", e si lega non alla comunione, ma alla lettura e messa in pratica del Vangelo, in particolare del famoso "Comandamento nuovo" della preghiera di Gesù, in Giovanni.
E' significativo che nessuno di noi pensasse che quel patteggiamento, quell'unità, potesse riportarci nel Paradiso di Chiara. L'Eucaristia aveva funzionato in quel modo esclusivamente con lei, nessun altro poteva mai arrogarsi il ruolo di "Claritas". A tutti noi "clarificati" spettava il compito di farci nulla, per far vivere Gesù nei nostri cuori, come già "vive" nella Santissima Eucaristia (e non "è" la Santissima Eucaristia, si noti). Di fatto, per Chiara, la sua tecnica dell'unità era superiore al sacramento, perché preliminare ad esso.
LA DIFFICILE ARTE DI PRENDER MESSA
Mollalo e trovati un tipo trascendentale,
un vero radicale, che va alla messa infrasettimanale.
(Mienmiuaif, Canzone per mollare un radical chic, 2013)
I Mienmiuaif sono del Nordest come la simpatica ragazza, che ritornerà tra poco; le dicevo che nel 2013 a Nordest erano talmente campagnoli da ritenere che mangiare sushi in centro fosse una cosa da radical chic. Si saranno evoluti, ora che la Pianura è piena di All you can eat, oltre che di capannoni?
Mienmiuaif non sono focolarini, ma medjugorini, un'altra community che con i Focolari ha parecchio a che fare (se interessa ne parleremo un'altra volta), ma ostenta un notevole tradizionalismo, dato che la loro cara leader è una bella ragazza con gli occhi verdi, però vissuta circa 2000 anni fa. Sono due convertiti, e "Canzone per mollare un radical chic" mi è venuta in mente per l'entusiasmo con cui viene proposto un fidanzato che va "alla messa infrasettimanale". Che sarebbe quella feriale, non la prefestiva, che è al sabato e grande passione dei Neocatecumenali (leggendaria volata di pianete e casule tra Ratzinger e Arguello). E' quella senza predica, per intenderci, e che il mio parroco celebrava quasi sempre in una cappellina a parte.
Ma com'è, trascorrere la propria vita a fianco di "un vero radicale, che va alla messa infrasettimanale"? Eccola che ci viene in aiuto la simpatica Ragazza del Nordest, pronta a raccontarci nuove avventure del suo padre focolarino sposato. E dell'arte di prendere messa tutti i giorni, che lei ha appreso da lui, anche se ormai non la mette più in pratica.
Da bambina ho capito che mio padre era un focolarino e che, a differenza dei padri delle mie compagne di catechismo, andava a messa tutti i giorni, non solo la domenica. In seguito ho scoperto quali fossero i suoi "doveri" completi di focolarino, perché lo vedevo alla sera compilare i suoi schemetti.
Già, perché i focolarini si fanno uno con tutti, eppure hanno le idee molto chiare...
L'INCONVENIENTE DELLA MESSA
La simpatica Ragazza del Nordest conosce poco l'altra metà del cielo. Suo padre è un focolarino sposato, si sente animato dal perfezionismo, e probabilmente, ahimè, anche dal desiderio di ritagliarsi degli spazi personali, lontano da moglie e figli, nel "suo" mondo focolarino di cui è geloso. Per lui la messa è una massima aspirazione, qualcosa che lo distingue dal volgo dei fedeli comuni, come la sua vocazione radical chic richiede. Nulla di tutto questo per i cosiddetti vergini, ovvero i focolarini che abitano in focolare e, a detta della loro mamma Chiara, sono uomini talmente mariani da non avere nient'altro da fare che andare a messa.
E invece loro, che sono veri laici, per quanto consacrati, percepiscono la messa feriale come un "di più", un'appendice della loro vera vocazione, che hanno scelto proprio per evitare il cristianesimo tradizionale, da cui non si sentivano attratti. La messa è un ritorno al "vecchio" cristianesimo, ma, soprattutto, è incompatibile con uno stile di vita nel mondo; i focolarini non vivono in convento, ma devono uscire di casa per guadagnarsi il pane e soggiornare in normali appartamenti, e questo comporta notevoli differenze. I monaci veri e propri hanno la possibilità di sospendere le proprie attività per dedicarsi ad "ora" prima di "labora"; alcune realtà, come quella dei Piccoli Fratelli di Gesù, che ugualmente vivono in abitazioni normali, hanno la possibilità di costruire piccole cappelle per l'adorazione eucaristica. Il Movimento fa una cosa simile nei Centri zona e Centri Mariapoli, che diventano così autosufficienti rispetto alla propria chiesa parrocchiale, ma non è possibile né auspicato per un focolare comune, che va ad insediarsi in un paese straniero proprio per mimetizzarsi il più possibile, e praticare un'evangelizzazione sotterranea. E così abbiamo storie di focolarini che scrivono a Chiara per chiederle se, parlandoci seriamente, questa benedetta messa è proprio da prendere tutti i giorni: in una grande città non cattolica, come Bangkok o Mosca, raggiungere l'unica chiesa utile significa anche trascorrere tutta la giornata a viaggiare, senza avere il tempo di dedicarsi alle relazioni con gli altri focolarini e alla vita con la comunità del posto, quello che a loro veramente sta a cuore. Chiara è inflessibile: il focolarino deve fare tutto quello che è negli schemetti, applicare la sua spiritualità è più importante del lavoro e della socialità; probabilmente deve assicurare alle gerarchie che i suoi focolarini sono in regola come religiosi, e soprattutto deve assicurarsi che dedichino la giornata a lei, non alla comunità degli aderenti o a qualsivoglia altra persona.
Insomma, "c'è l'inconveniente della messa", come ebbe a dire un capofocolare (!) che sega in due la giornata, ma almeno il ramo maschile ha una risorsa. Chiara vuole che un gran numero di focolarini riceva l'ordinazione sacerdotale! Loro la vivono con notevole nonchalance, ma comporta un vantaggio: possono celebrarsi la messa anche in casa. Come racconta qualcuno:
Abbiamo ospitato per circa un anno un focolarino che non partecipava alla dinamica di vita comunitaria: non cucinava, non puliva, non faceva la spesa, non riordinava... Si è tirato fuori dalla vita di una comunità normale, dove a turno tutti si fa tutto perché è giusto così, perché tutti sporchiamo, tutti usiamo il bagno. In compenso lui scacciava i suoi sensi di colpa dicendo che, siccome lui ci diceva la messa, questo era il suo servizio alla comunità. E quindi ogni tanto celebrava messa in casa, in modo che noi non fossimo costretti ad andare alle messe normali, negli orari normali, con la gente normale; avevamo questo lusso di avere l’eucaristia in casa, e lui in questo modo si ripagava il senso di colpa di essere servito e riverito da noi. Ed è una cosa che a me dava un estremo fastidio.
Per tenere l'Eucaristia in casa è necessario avere dei permessi speciali del vescovo; ma il focolarino in questione, che era un teologo, avrà tenuto la cosa sotto traccia, oppure avrà realmente convinto i suoi superiori che un focolare è un luogo degno, che i focolarini nel loro salotto o nella taverna allestiscono normalmente sale d'incontri, che in ogni angolo della casa circola la presenza soprannaturale di Gesù un mezzo... Anche se, in realtà, non è proprio così, si litiga anche per pulire il bagno.
Quando i focolarini non partecipano alla messa "con la gente normale" (straordinaria questa definizione) il parroco della zona li vede con un certo sospetto; certamente preferirebbe che si presentassero soltanto alla domenica, magari ad animare le attività parrocchiali, ma questo viene demandato, eventualmente, a gruppi di giovani gen o famiglie, non di sicuro a loro, che devono dedicarsi a cose superiori. Inoltre tutti, nel Movimento, tendono al via vai dalla chiesa, a causa della loro attitudine agli incastri, e quindi arrivano spesso in ritardo:
Si può arrivare fino al momento dell'ostensione del calice... Una volta che il calice aveva toccato la tovaglia non era più valida la messa.
E' capitato anche a me, magari quand'eravamo in vacanza con un gruppo di gen, di entrare inopportunamente nel momento in cui il celebrante sollevava il calice, con inevitabile imbarazzo e disturbo; oppure realizzavamo che eravamo arrivate al Padre Nostro e che in effetti sì, forse era troppo tardi per considerare valida la messa. Cosa ci volete fare, la vacanza nell'ottica delle nostre assistenti doveva essere l'occasione per mettere in pratica tutti gli strumenti della spiritualità, ma noi la vivevamo pur sempre come un momento di spensieratezza, e la nostra voglia di spezzare la giornata per cercare messe scendeva sotto il livello del mare.
Devozione e pope ninja
Dicesi "popa ninja", in un gergo non ufficiale di Focolarileaks, una focolarina che vive nei grandi Centri Mariapoli e si muove con assoluta segretezza e rapidità per controllare tutto. La popa ninja ha la gestione della vera messa focolarina, quella che si celebra tra la cappellina del Centro e la grande sala incontri, che viene opportunamente riconvertita in navata di una chiesa. "L'intervallo per preparare la messa" la vede protagonista: pannelli spostati per restringere lo spazio, più raccolto, la scrivania dei relatori adibita ad altare, con opportuno spostamento di piante decorative. In generale lo stile focolarino è minimal, e molto poco tradizionale: il crocifisso, qualunque simbolo sacro, è ridotto all'essenza, al punto di trasmettere una fede talmente astratta da risultare quasi nella miscredenza. La messa deve essere rigorosamente animata da un coro, che riveste un'enorme importanza ed ha diritto a ricevere la comunione per primo, dopo i celebranti: e qui partiamo con tutti i riti della messa focolarina.
La popa ninja dop partecipa sempre in piedi (non ci si inginocchia, ci sono le poltroncine con la seduta ribaltabile al posto dei banchi), risponde al celebrante a mezza voce, oppure non parla proprio, se ne sta immobile con le braccia conserte in posizioni pudiche adeguate. Al momento del Padre Nostro, noi gen alzavamo le mani al cielo, o ci prendevamo per mano come si usa in molte parrocchie: lasciavano fare, ma ci guardavano con leggero fastidio; addirittura la popa ninja dop NON SI SCAMBIA IL SEGNO DELLA PACE!!! Persino le strette di mano erano un coinvolgimento troppo promiscuo, loro si giravano a scambiarsi sguardi di intesa sul genere: "Uno!" La comunione per me era un'operazione di smistamento talmente ordinata da darmi sui nervi: era ovvio che chiunque in sala si sarebbe comunicato, nessuno escluso, quindi le pope facevano procedere tutti i partecipanti, una fila di sedie dopo l'altra, in rigoroso ordine, uscendo da sinistra e rientrando a destra, sempre in fila indiana. Molte volte spuntavano pope mai viste (ninja, appunto) che distribuivano l'eucaristia, e questo faceva uno strano effetto, ma figurarsi se non erano ministre abilitate.
La parte migliore della messa focolarina, tanto per cambiare, era la sua brevità: il sacerdote non faceva la predica, nemmeno la domenica. Durante l'incontro, si era predicato già abbastanza: ricordo che ai nostri congressi gen a Castelgandolfo veniva chiamato qualche sacerdote legato al Movimento, che dopo la lettura del Vangelo ci diceva: "Gen, ho sentito anch'io il messaggio che Chiara vi ha mandato per il congresso; sono d'accordo, mettiamo in pratica il suo Ideale e teniamo Gesù in mezzo". E passava all'offertorio. Come avrete capito, la criticità stava nel fatto che il messaggio delle Scritture, la consacrazione stessa passavano in secondo piano rispetto ad un intero convegno sui discorsi della cara leader.
di trovare te, di stare insieme a te:
unico riferimento del mio andare,
unica ragione tu, unico sostegno tu,
al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Anche il cielo gira intorno e non ha pace,
ma c’è un punto fermo, è quella stella là,
la stella polare è fissa ed è la sola,
la stella polare tu, la stella sicura tu,
al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Tutto ruota attorno a te, in funzione di te
e poi non importa il “come” il “dove” e il “se”.
Che tu splenda sempre al centro del mio cuore,
il significato allora sarai tu:
quello che farò sarà soltanto amore,
unico sostegno tu, la stella polare tu,
al centro del mio cuore ci sei solo tu.
Tutto ruota attorno a te, in funzione di te…
(Gen Verde, Te al centro del mio cuore, 1987)
Il sito ufficiale del Gen Verde lo definisce "Un canto di comunione nelle celebrazioni eucaristiche", ma come al solito il testo, ripreso quasi alla lettera dalle Meditazioni di Chiara Lubich, lascia un senso di inquietudine, come la nota cupa della chitarra con cui si chiude la canzone. Gesù è "nel mio cuore": diamo per scontato che sia entrato in Chiara per l'assunzione della particola, e quindi ci troviamo nel momento della Comunione... Ma è proprio così? O si tratta piuttosto della sua solita unione con Dio straordinaria, generata dal suo sposalizio con Gesù e dal suo essere divenuta la Claritas, corpo mistico sulla terra? E' la solita Trinità che abita dentro di lei, e lei sola, e che le manda messaggi incontrovertibili?
Al di là di questo, chiudiamo con il solito nichilismo che lascia un senso di amarezza. Padre Coggi, che pure non mi è simpatico con il suo autoritarismo, affermava che "(L'Eucaristia) è fondamentale per la vita della Chiesa". Gesù è al centro della Chiesa, intesa come gruppo di credenti che si dà delle priorità; forse è eccessivo dare alla sola Eucaristia la funzione di collante, ma molto peggio è lo stravolgimento che fa Chiara di questa centralità. Alla faccia dell'unità, Gesù diventa il centro del "cuore", con tutte le ripercussioni del caso, e l'individuo si ritrova completamente solo davanti a Lui. Scatta la solita corsa alle priorità, per cui Gesù è un fornitore di "significato" e, soprattutto, ritornano le agghiaccianti dichiarazioni di Chiara per cui tutto è "In funzione di Te, e poi non importa il come, il dove, il se". Tipico della leader narcisista, più che di Gesù, è usare gli altri in funzione dei propri scopi; il padre della Simpatica ragazza del Nordest non si interessa a come alleva i figli, a dove li porta, se saranno felici o no; gli basta approdare alla messa, per stare "insieme a Te" (chiunque quel "Te" sia veramente).
Insomma, i focolarini non si considerano dei radical chic, ma sicuramente si considerano esseri superiori, che eliminano dalla celebrazione eucaristica le inutili formalità dei riti, che invece piacciono tanto ai VO. L'importanza di ritrovarsi tutti insieme intorno alla mensa scompare: ci siamo ritrovati già abbastanza per i fatti nostri. Gesù è sempre in mezzo, anche se adesso, finita la lettura, avete capito perché me lo immagino darsela a gambe e mettere sul tabernacolo il cartello "Torno subito".
Un patto ormai ci stringe, tutti qui di fronte a Te
per dichiararti il nostro amore esclusivo...
Aiuto! Meglio tornare a litigare se il sacerdote deve dire messa in latino o in lingue correnti, in mezzo a fumi di incenso.
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